Il Museo della Follia al MuSa di Salò

Fino all’11 novembre 2017 al MuSa di Salò è visitabile il “Museo della Follia” di Vittorio Sgarbi. In mostra la lingua visionaria e allucinata dell’arte.

Fino all’11 novembre 2017 al MuSa di Salò è visitabile il “Museo della Follia” di Vittorio Sgarbi. In mostra la lingua visionaria e allucinata dell’arte.

È uno degli eventi culturali del 2017. «Nella storia dell’arte – spiega Sgarbi -, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno. E quel sogno, con piena soddisfazione, oltre ogni tormento, rappresenta».

In mostra troviamo alcuni capolavori dei “grandi” della storia dell’arte internazionale, come Francisco Goya, Antonio Mancini, Francis Bacon, Antonio Ligabue e Jean-Michel Basquiat. Le opere – tra sculture, pitture e fotografie – provengono da prestigiose collezioni private e da importanti musei italiani e internazionali e affrontano la tematica della follia attraverso la storia dell’arte. 

L’esposizione propone numerosi, sorprendenti istallazioni, come «La griglia», novanta ritratti di pazienti selezionati tra le diverse cartelle cliniche negli ex manicomi d’Italia, che compongono appunto una griglia di oltre 12 metri dove un neon luminoso, seguendo il contorno di ciascun ritratto, dona luce e rumore ai pensieri di ciascun volto.

In mostra anche immagini, documenti e oggetti che raccontano, nella «Sala dei ricordi», le condizioni umilianti e dolenti dell’alienazione: farmaci originali ritrovati nei manicomi abbandonati, oggetti per le terapia (elettroshock, apribocca, camice di forza…); effetti personali dei pazienti, lettere, giocattoli e disegni.

E ancora, due documentari di Rai Teche danno voce alle due scuole di pensiero sul tema dei manicomi italiani: «Linea Diretta – Discussione su Legge 180» e «X Day – I grandi della scienza: Franco Basaglia».

Ci sarà la sezione «I pazzi politici», curata dal direttore del MuSa di Salò Giordano Bruno Guerri: tra i tanti aspetti che il secolo breve ha sviluppato a favore dell’uomo ce ne sono anche numerosi che invece hanno inteso controllare e in qualche misura ingabbiare il corpo e la vita delle persone in modo arbitrario e doloroso.

Apre la sezione un quadro di Adolf Hitler, esposto in anteprima mondiale, di proprietà di un collezionista privato di Berlino che ha chiesto di restare anonimo.  

Il Museo della Follia, nato da un’idea di Vittorio Sgarbi, è realizzato da Giovanni Lettini, Sara Pallavicini, Stefano Morelli e Cesare Inzerillo. L’allestimento occupa il primo piano del MuSa, che per l’occasione è stato completamente dipinto di nero.

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Info: www.museodellafollia.it museodisalo.it 

Orari

Da marzo a maggio: da martedì a domenica 10-19;

da giugno a settembre: da martedì a domenica 10-20;

ottobre e novembre: da martedì a domenica 10-19.

Infoline: 030.5785122

Biglietti: intero 14 euro, ridotto 11.

Le ragioni della Follia” di Vittorio Sgarbi

«Immagini, documenti, oggetti raccontano le condizioni umilianti e dolenti dell’alienazione, le prescrizioni e le cure, i letti di contenzione e gli strumenti di costrizione. È un repertorio non dissimile da quello, doloroso, dei reperti dei profughi nei campi di concentramento. Frammenti che evocano infinite tristezze, isolati, anche nella loro innocua costituzione, come un cucchiaio, una fialetta odontalgica del Dott. Knapp, un pacchetto di Alfa, una chiave. Nulla di strano o di originale, nulla di specifico; tutto di doloroso. È l’introduzione al Museo della Follia. Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Poi si entra nella Stanza della Griglia. E si incontrano le persone. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Inzerillo dà la traccia, evoca inevitabilmente Sigmund Freud e Michel Foucault, e apre la strada a un inedito riconoscimento, a una poesia della follia che muove i giovani in questa impresa. Sara Pallavicini, Giovanni Lettini e Stefano Morelli. Determinati, liberi, folli. Ed ecco il loro museo».

Articolo e foto di Simone Bottura per www.gardapost.it

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