La cosiddetta “bassa stagione” ha quest’arte: trasformare i luoghi affollati e turistici, in intime visite private.
Puoi piroettare in mezzo a cortili, piazzali, sentieri e vette, come fossi a casa tua in mutande, davanti allo specchio, con il manico della spazzola come scettro. Ci aggiungerei pure un bel calzino con il calcagno sceso a metà pianta del piede, esattamente quello che aiuta a migliorare la performance con le scivolate sul pavimento! Ora state sorridendo, ma avete ragione: potevo descrivervi la stessa scena con una bella donna in baby-doll di pizzo; però, personalmente, al concetto di intimo e privato mi piace associare anche il concetto di comodo e libero. Esattamente quello status in cui, anche se tiri un filo o ti rovesci addosso lo yogurt… non ti disperi, ecco.

Decido così di sfruttare un meraviglioso sabato di sole novembrino per raggiungere il Santuario di Montecastello, poco sopra il paese di Tignale. So a priori che lo troverò chiuso (è aperto da aprile ad ottobre) e che quindi non potrò visitarlo all’interno, ma so altresì di poterci arrivare come una star che scende fronte ingresso, davanti al red carpet.
In effetti, il sentiero che porta al Santuario parte da basso, dal parcheggio lungo la strada che si trova a destra dopo un grande capitello, sulla statale (SP38) per la frazione di Prabione. Da lì si sale abbastanza rapidamente fino alla meta.
Io invece, reduce da una recente influenza, decido boriosa di arrivare fin sopra con la macchina. Nell’ultimo tratto la strada è abbastanza ripida, con un tornante che porta ad un passaggio sotto un arco molto stretto. Con l’auto ci si passa veramente a filo. Dopo questa cruna d’ago però, vi ritroverete in un piazzale di ghiaino, dove poter lasciare comodamente l’auto. Da lì a pochi metri, si trovano il Santuario ed il proseguo del sentiero in mezzo al bosco.
Entrata del Santuario di Montecastello. Cortile interno del Santuario di Montecastello.
La vista è incantevole, chiudo gli occhi verso il sole per incamerarne calore, carezze e respiro. Ogni tanto bisogna fermarsi a ringraziare la nostra immensa Pachamama (che vuol dire Madre Terra, in lingua quechua).

Penso a recenti letture che mi hanno fatto approfondire l’importanza della nostra ghiandola pineale, per la produzione della melatonina e la regolazione del nostro ritmo biologico. Non vi voglio annoiare con lunghi discorsi, basta che googliate e otterrete tutte le informazioni del mondo; ma giusto una, voglio riportarvela anche qui: questa ghiandola è considerata il posto dell’intuizione, per me patrimonio sacro al quale affidarsi per comprendere le persone, le dinamiche e le situazioni. Cartesio addirittura la definitiva come la sede principale dell’animo umano. E sapete quale cosa importante dovremmo fare per prendercene cura? Passare più tempo possibile alla luce del giorno!
Pregna di questa consapevolezza, imbocco il sentiero nel bosco fino alla Croce di Montecastello. La distanza da percorrere è breve, e mi immergo nell’autunno dorato (e adorato) che mi circonda.


Vi confesso che in questo contesto poi, ho anche un’altra esigenza: aiutarmi a proseguire una dieta ipocalorica, distraendomi con le gratuite meraviglie del cosmo!
Funziona benissimo. Il nostro cervello non pensa alla spassionata voglia di lasagne della nonna, perché è letteralmente rapito, catapultato, impegnato a registrare quanto di bello lo circonda. Diventa come un cagnolino a pancia in su finchè gli fai i grattini. Si dimentica di tutto e si gode le coccole!
Il mio pranzo è stato veramente esiguo, ma consumato in uno dei “ristoranti” con il panorama più bello che ci sia. E non ci sono tovaglia di fiandra e poltroncina con braccioli che reggano il confronto. Seduta sulla roccia con i piedi a penzoloni, immersa nei miei pensieri creativi.


Inizia a farsi tardi e decido di rientrare. Rifaccio tutta la strada a ritroso ma, una volta raggiunta la statale gardesana, invece di girare a destra per riprendere l’autostrada a Brescia Est (o Desenzano, in base al traffico), decido di girare a sinistra e di imboccare l’autostrada del Brennero a Rovereto Sud. Mi regalo così un’altra vista mozzafiato, con il fiume Sarca che si fa strada fra i vigneti, per immettersi nel lago.

Fare le gite da soli non è sempre facile, ma è un regalo che ogni tanto bisogna farsi. Parlare con se stessi, ascoltarsi, capirsi nel silenzio della natura, è un’abitudine per me importantissima.
Alla prossima gente!
Testo e foto di Silvia Turazza