Introduzione e cenni geografici
La Lessinia è principalmente un vasto altopiano delle Prealpi Venete a confine tra Veneto e Trentino. Ha un’estensione di 82 mila ettari e comprende in primis la provincia di Verona e in parte anche quelle di Trento e Vicenza. L’altopiano è inciso da profonde vallate, dette ‘vaj‘, derivate da fratture tettoniche poi modellate dall’erosione dei torrenti.
In breve, possiamo suddividere la Lessinia in tre varietà paesaggistiche che ne denotano le differenze di flora, fauna e tipologie abitative: la zona pedemontana e collinare, che si estende dai fondovalle fino ai 600/800 m delle dorsali, ideali per prestigiose coltivazioni a vite, ulivo e ciliegio (Valpolicella, Valpantena, Val Squaranto, Valle di Mezzane, Val d’Illasi e le valli Tramigna, d’Alpone, di Chiampo e dell’Agno, i colli di Soave); la zona di media montagna, tra gli 800 e i 1200 m, in cui si dislocano i principali centri abitati e le contrade dai caratteristici tetti in pietra locale; la zona degli alti pascoli, tra i 1200 m e le vette orientali che superano i 1800 m, distinta da malghe/rifugi d’alpeggio, e da ricchi boschi di faggio e abete. Il Gruppo del Monte Carega a nordest supera i 2200 m.
Un territorio vergine e unico nel suo genere, ancora sconosciuto al turismo di massa, che offre ai visitatori un vero e proprio paradiso per gli amanti delle attività all’aria aperta in qualsiasi stagione.
In inverno i pascoli si coprono di neve, trasformandosi in dune bianche in cui ciaspolare o praticare lo sci di fondo e lo snow-kite. In primavera/estate i prati si ricoprono di fiori e vi sono numerosi sentieri per esplorare il territorio a piedi, a cavallo o in sella a una mountain bike senza affrontare dislivelli impegnativi. In autunno una vera esplosione di colori: i faggeti secolari si dipingono di oro e rosso nell’aria tersa, spot imperdibile per gli appassionati di fotografia.
Tante sono le occasioni per gli escursionisti di godere appieno dell’altopiano della Lessinia, non solo per l’outdoor, ma anche per la cultura e l’enogastronomia tipiche della zona.
Nel 1990 è stato istituito il Parco Naturale Regionale della Lessina nella zona dell’altopiano centrale e delle cime di confine con il Trentino, vera perla da visitare. Vi sembrerà di essere nelle Highlands scozzesi!
Origini del nome
In questo caso indagare sulle curiose origini del nome aiuta ancor meglio a capire la conformazione di questo incredibile territorio e la sua storia. Il Monte Lessino (al singolare) indicava il territorio dedicato al pascolo nelle montagne a nord di Verona e già nel IX secolo appare citato in documenti con il termine Luxino.
Le ipotesi su questo termine sono varie. Lessa dal germanico medioevale Lees (pascolo). Dal nome personale Alessio, contrada di Erbezzo (VR). Dal termine romano lixia quindi luxare (disboscare, simile al diffuso roncare), ma significante l’azione di rendere ‘liscia’ la superfice con operazioni di livellamento e la pratica agricola romana del ‘debbio’, consistente nel bruciare la sterpaglia, per formare praterie adatte alla fienagione e al pascolo. Altra suggestiva ipotesi viene dall’antico termine Luxinum vale a dire “Montagna della Luce”.
Comunque sia tutte le ipotesi si adattano perfettamente al territorio, evidenziandone le caratteristiche più importanti.
Cosa vedere, cosa visitare e quali escursioni fare in Lessinia
Il Parco delle Cascate di Molina
Molina è un borgo medioevale – nel Comune di Fumane (VR) – dalle antiche corti e case di pietra, con ancora vive le tradizioni del mugnaio e della malga. Una flora e fauna particolari e protette hanno permesso di creare il Museo della Botanica (sito nell’edificio accanto al campanile di Molina), che espone circa 300 specie della flora della Lessinia e della Valpolicella. Da sottolineare la presenza di rare specie di orchidea selvatica, un vero spettacolo.
Il Parco delle Cascate di Molina è il luogo ideale per escursioni naturalistiche nella fitta vegetazione alternata a vertiginose pareti di roccia nuda, ampie caverne e cascate d’acqua sorgiva. Nel Parco di Molina vi sono vari itinerari: dall’itinerario ambientale (o Sentiero del Bosco) all’itinerario storico (o Sentiero dei Molini), all’itinerario archeologico (o Sentiero delle Grotte). Per ulteriori info cliccate qui.
Se avete voglia di visitare altre cascate del Lago di Garda e suo hinterland cliccate qui.
Il Museo dei Fossili e la Pesciara di Bolca
La zona di Bolca (VR), ben 50 milioni di anni fa era sede di un mare caldo, ricco di fauna e flora tropicali, in cui proliferavano pesci e piante. Il Museo dei Fossili di Bolca ne è un prezioso testimone, con le sue 3 sale visitabili. La prima sala illustra, servendosi di didascalie e disegni, le caratteristiche geologiche e ambientali della Lessinia, con spiegati i fenomeni che si verificarono milioni di anni fa e che portarono alla fossilizzazione dei pesci. La seconda e la terza sala raccolgono i ritrovamenti fossili con specie di pesci ben conservati, fra cui un esemplare di “pesce angelo”.
Dopo la visita basta percorrere in auto circa 2,5 km seguendo l’indicazione per la Pesciara. Si arriva a un ampio parcheggio a cui segue un tratto di strada sterrata, percorribile esclusivamente a piedi, di circa 1,2 km sino al raggiungimento di questa spettacolare miniera.
La Pesciara di Bolca è infatti ancor oggi un giacimento di fossili, visitabile, da cui si estraggono strati rocciosi che li contengono. Questi fossili sono conosciuti in tutto il mondo per il loro straordinario stato di conservazione. Interessanti per i rinvenimenti fossili sono anche il Monte Postale e il Monte Purga.
I panorami mozzafiato dal Monte Tomba
Il Monte Tomba (1765 m) è una montagna della Lessinia e deve il nome a quello che era il suo proprietario, il Conte Tomba. Passeggiando dal Rifugio Primaneve al Monte Tomba è possibile godere di splendide vedute: da lontano si possono ammirare il Lago di Garda, la catena del Monte Baldo, i ghiacciai dell’Adamello, le montagne trentine, le cime delle Piccole Dolomiti e la pianura veneta. C’è poi l’incantevole panorama dal più solitario Monte Sparavieri, ideale per fare un bel percorso ad anello (sia in estate che in inverno con la neve) includendo le due cime.
Per raggiungere il Monte Tomba si parte a piedi dal Passo Branchetto, nel comune di Bosco Chiesanuova (VR) o da San Giorgio. In inverno il Rifugio Primaneve è raggiungibile seguendo i vari percorsi pedonali segnalati (variano da 1,5 a 8 Km). In estate è invece raggiungibile anche in auto percorrendo una strada sterrata di circa 3 Km passando da Bocca di Selva oppure circa 8 Km passando da Malga Lessinia.
Il ridotto difensivo di Malga Pidocchio
Durante il 1915 e il 1916 la Lessinia fu teatro di scontri tra le truppe italiane e austriache. Il confine passava in zona e di conseguenza vennero erette le difese, con trincee, gallerie e caverne per dare alloggio a soldati e munizioni.
Uno dei complessi difensivi è diventato un ecomuseo, inaugurato nel 2014: è il Ridotto difensivo di Malga Pidocchio. Si trova tra Malga Lessinia e il Rifugio Castelberto, in Alta Lessinia (Erbezzo – VR). Malga Lessinia era una caserma italiana mentre oggi è un ristorante tipico. Il Rifugio Castelberto, a 40 minuti a piedi, era una caserma austriaca, ora anch’esso trasformatosi in ristorante tipico.
Il Ridotto di Malga Pidocchio è un sito di 4 mila metri quadri, oltre 400 metri di trincee, camminamenti e caverne: la vecchia strada militare che collegava il paese di Erbezzo con Bosco Chiesanuova e il confine italiano sul Monte Castelberto. Camminare tra gli stretti cunicoli della trincea dà la percezione di quanto fosse difficile la sopravvivenza dei soldati durante la Grande Guerra.
Il Ponte di Veja
Il Ponte di Veja (620 m s.l.m.) è raggiungibile in pochi minuti da un sentiero che parte dall’apposito parcheggio nei pressi di Loc. Giare di S. Anna D’Alfaedo (VR).
Si presenta come un architrave di ingresso di un’immensa caverna, originatosi per il crollo di una parte della volta. È considerato tra i più grandi e belli d’Europa, alto 29 m e lungo circa 50 m.
Il nome “Vea” o “Veja” sembra provenire da “vecla, vicla” cioè “acqua”, oppure da “wegla” cioè “vecchia”. Molti sono gli artisti che lo hanno rappresentato nelle loro opere: basti citare l’affresco del Mantegna del 1474 che si trova al Palazzo Ducale di Mantova.
Di rilevante interesse zoologico sono anche le colonie di chirotteri che dimorano in una grotta sottostante.
La Spluga della Preta e la Grotta del Ciabattino
La Spluga della Preta (1497 m s.l.m.) è uno dei più famosi abissi del mondo, un vuoto profondo 877 m all’interno del Corno d’Aquilio. È l’abisso che più di ogni altro in Italia è legato alla storia della speleologia esplorativa. La prima risale al 1925. Vi sono stati trovati esemplari di insetti troglobi (che vivono solo in grotta) con adattamenti somatici al buio del mondo sotterraneo. Nel 2005 è stato realizzato un film che racconta la storia e le avventure che sono legate alla Spluga della Preta. Un’impresa molto difficile, che ha portato una troupe cinematografica a filmare fino a 800 metri di profondità, realizzando così le più profonde immagini mai girate in Italia.
Il mistero di quest’abisso, che fila giù nel cuore della montagna, non è comunque stato svelato. Generazioni di speleologi di fama internazionale hanno provato ad inseguire le correnti d’aria che molto probabilmente fluiscono verso la Val d’Adige; ma ad oggi l’esplorazione non è considerata conclusa. La si può raggiungere fino al suo imbocco, opportunamente recintato e munito di un interessante pannello informativo.
Come arrivare alla Spluga della Preta: il percorso più breve per raggiungerla è parcheggiare presso Malga Fanta (San’Anna d’Alfaedo – VR), in pochi passi arriverete in loco. Se invece avete voglia di camminare un po’ di più (circa 2h a/r) potete partire da Passo Fittanze.
Proseguendo in discesa, a circa 10 minuti di cammino, si trova la Grotta del Ciabattino. Questa è visitabile, serve solamente una torcia. Anch’essa è molto particolare: prima di tutto per il soffitto fatto di lastre in calcare rosso dal quale fino alla tarda primavera penzolano stalattiti di ghiaccio. Questo perché la temperatura all’interno è sempre molto più bassa rispetto a quella all’esterno. Poi perché questo sbalzo termico crea una costante foschia nei pressi dell’ingresso della grotta. Questo fenomeno ha creato storie e leggende e a tal proposito si racconta che il nome della grotta derivi proprio da un ciabattino che pascolava le pecore sul Corno d’Aquilio. In una notte di luna piena sorprese le streghe fare uno dei loro riti e sopraffatto dalla curiosità decise di spiarle, facendosi però scoprire. Per salvarsi tentò di rifugiarsi all’interno della grotta, ma esse lo trovarono e lo trasformarono in stalattite.
La Valle delle Sfingi
La Valle delle Sfingi, a nord dell’abitato di Camposilvano (1200 m s.l.m.), è caratterizzata una serie di monoliti creati dalla diversa erosione di due tipi di calcare che compongono queste strutture. La base, costituita da calcare Oolitico di colore bianco-giallastro, risulta più assottigliata rispetto alla parte in sommità, composta invece di Rosso Ammonitico. Tali formazioni assumono così le sembianze di “funghi rocciosi” che rammentano le Sfingi Egiziane. Raggiungerla è facile, basta parcheggiare la macchina a bordo strada strada e prendere il sentiero segnato che in pochi minuti porta in loco.
Il Covolo di Camposilvano
Il Covolo di Camposilvano è uno spettacolare pozzo di crollo con annessa caverna residuale che secondo la tradizione orale dei locali avrebbe ispirato a Dante la struttura dell’Inferno. Il pozzo ha un diametro di ben oltre un centinaio di metri ed è profondo almeno una sessantina, sul fondo si apre un ampio ‘covolo’ (=grotta) largo 70 m per una altezza di 35 m e una profondità di oltre 50 m. L’aria, all’interno del covolo, è sempre freddissima e lo stillicidio quasi sempre si trasforma in ghiaccio. Superato il ciglio, si scende nel centro dell’anfiteatro tra enormi massi di crollo fino a un incredibile balcone panoramico (dove si trova anche una panchina) dal quale si domina il profondo ingresso dell’enorme grotta. Scesi ancora di qualche metro, all’altezza della volta della grotta, la temperatura cambia repentinamente con uno sbalzo davvero incredibile, e si ha subito la sensazione di entrare in un frigorifero.
È visitabile partendo dal vicino Museo Geopaleontologico di Camposilvano che espone una ricca collezione di ammoniti, un’orma di dinosauro, un intero scheletro di Orso delle caverne e una Tavoletta enigmatica. Il biglietto del museo include la visita al Covolo.
La Grotta di Fumane
Di notevole interesse archeologico sono alcune cavità presenti negli impervi vaj che confluiscono nella Valle di Fumane, tra cui spicca la Grotta di Fumane, uno straordinario archivio della storia evolutiva dell’uomo, nella quale manufatti in selce, resti di mammiferi, focolari, accumuli di rifiuti e dipinti su pietra, documentano le frequentazioni da parte dell’Uomo di Neanderthal e dei primi uomini moderni (Homo sapiens sapiens).
Foreste dei Folignani, di Giazza e della Val D’Adige
Sono senza alcun dubbio le aree boscate più estese e significative dell’intera Lessinia. Costituite prevalentemente da foreste d’alto fusto di Faggio, Abete rosso, Abete bianco e Carpino nero, rappresentano l’habitat ideale di numerose specie animali e vegetali. Vi si trovano alberi monumentali ed elementi geologici di notevole importanza. Le prime due aree sono inserite nella lista dei Siti di Interesse Comunitario (SIC), mentre tutti e tre i comprensori boscati sono classificati come Zona di Riserva Naturale Orientata del Parco. Per organizzare la vostra escursione alla Foresta dei Folignani cliccate qui.
Fa parte dei Siti di Interesse Comunitario anche il Valon del Malera, valle di origine glaciale posta nella parte nord-orientale dell’altopiano che presenta ambienti di tipo alpino, interessanti fenomeni carsici e tracce di pastoralismo antico. Per organizzare la vostra escursione al Valon cliccate qui con sosta a Malga Malera.
Un’altra meritevole escursione sia estiva che invernale è quella nella Foresta delle Gosse fra malghe e boschi dei Parpari, che incorniciano la Lessinia orientale. Potete partire dai pressi del Parparo Vecchio, suggestivo locale tipico in cui assaggiare la cucina locale.
Merita di essere citato il paese cimbro di Giazza (VR), a 750 m s.l.m., ultima oasi linguistica del ‘Tauch’, tra i XIII Comuni Cimbri della Lessinia. Qui è presente anche il relativo museo, che ne spiega la storia, gli usi e i costumi.
La presenza della cultura cimbra è dovuta alla migrazione medioevale di pastori e boscaioli provenienti dalla Baviera, successivamente denominati ‘Cimbri’, che hanno avuto ampie concessioni sfruttate con il disboscamento di vaste aree, la produzione di carbone, l’alpeggio. Le enclavi cimbre, diffuse in Lessinia, nell’alto vicentino, nell’altopiano di Asiago, nell’alta Valsugana, si sono manifestate con una propria lingua, cultura, architettura e con una specifica tipologia sociale fatta da proprietà comuni indivise assegnate a rotazione in comodato ai vari clan famigliari e governata dai membri anziani delle famiglie.
I Covoli di Velo Veronese
I Covoli di Velo sono un sistema di grotte orizzontali per uno sviluppo complessivo di oltre 500 m, scavate dall’acqua nella formazione del Gruppo dei Calcari grigi, costituite da ampi vani e da numerosi cunicoli collegati da strozzature. Vi sono stati ritrovati una grande quantità di resti fossili appartenenti all’Orso delle Caverne (Ursus spelaeus). Attualmente sono la dimora di una colonia di pipistrelli che non bisogna disturbare durante il letargo invernale.
Come arrivare ai Covoli di Velo: partendo da Velo Veronese (VR) in direzione Badia Calavena (VR), si seguono le indicazioni per le contrade Tezze e Toldi, arrivati a un tornante si imbocca quindi la strada sulla destra, proseguendo per circa 100 metri. A questo punto si vedono le indicazioni di un sentiero sul versante sinistro che passa per Covoli di Velo, si lascia la macchina sul parcheggio sul lato opposto e si prende il sentiero che scende, attraversa il fondovalle e prosegue quasi pianeggiante. Sulla destra si passa sotto una pineta, al suo termine un sentiero piega a destra per risalire la pineta fino all’ingresso dei Covoli. In tutto sono 10 minuti di camminata. Portate una pila e se volete addentrarvi sarebbe bene essere accompagnati da esperti speleologi con adeguata attrezzatura.
I Basalti Colonnari di San Giovanni Ilarione
Straordinaria scenografia naturale, situata nella Val d’Alpone a nord dell’abitato di S. Giovanni Ilarione (VR), caratterizzata da imponenti forme prismatiche originatesi dal consolidamento di colate laviche sottomarine e subaeree. I basalti colonnari si presentano ai nostri occhi quasi come un gigantesco alveare o delle lunghe canne d’organo, in base al punto di osservazione: prismi esagonali e pentagonali perfettamente definiti, dal colore nero lucente, che vicini emergono imponenti nel paesaggio circostante. Ma quale spiegazione dare alla loro comparsa? Molti non sanno che le colline del territorio della Val d’Alpone sono degli antichi vulcani che, durante la loro attività eruttiva, hanno dato origine a questo patrimonio geologico unico ed eccezionale. Al sito di San Giovanni Ilarione si deve addirittura la creazione del termine “hilarionis”, adottato oggi dai paleontologi di tutto il mondo. La formazione della scogliera corallina avvenuta 45 milioni di anni fa ha fatto riaffiorare in superficie decine di specie di molluschi: una malacofauna unica, la cui classificazione non poteva che richiamare il nome del suo comune d’origine.
Sentiero naturalistico degli “Strati di Roncà”
La straordinaria ricchezza di molluschi fossili degli Strati di Roncà, situati alle spalle del paese di Roncà (VR) alle pendici del monte Calvarina -relitto di un antico vulcano- è nota agli studiosi di paleontologia di tutto il mondo. Tali formazioni sono state deposte circa 40 milioni d’anni fa in un ambiente marino contrassegnato da atolli, scogliere, isole e vulcani in fermento. Una ricca collezione di gasteropodi e lamellibranchi e uno stupendo scheletro fossile di un sirenide, il Prototherium veronense, sono ospitati nel Museo Paleontologico di Roncà, aperto il sabato e la domenica.
Enogastronomia: i prodotti tipici e Dop della Lessinia
In Lessinia, zona di pascoli incontaminati, non poteva mancare il suo formaggio Dop per eccellenza: il formaggio Monte Veronese. È prodotto con latte di vacca e a seconda della stagionatura ha vari abbinamenti con i vini e vari utilizzi in cucina. Tra questi ultimi ricordiamo un’assoluta specialità da assaggiare nei ristoranti/malghe locali: gli “Gnochi sbatui”. Un primo piatto di cucina povera fatto con acqua e farina e condito con burro, salvia, formaggio Monte Veronese e ricotta di pecora affumicata.
Non solo latte, burro e latticini autoctoni (che si possono acquistare presso gli alimentari locali), ma anche l’allevamento di una specifica razza di gallina, la Grisa della Lessinia, per la produzione di uova e carne di primaria qualità. Ciò è dovuto al luogo in cui crescono e all’alimentazione naturale e rigorosa. Assaggiare per credere!
Negli alti alpeggi della Lessinia non ci sono solo mucche, ma anche un’antica razza autoctona di pecore, la Pecora Brogna della Lessinia, patrimonio di biodiversità culturale che ha raggiunto il prezioso status del Presìdio Slow Food. Maggiori info sull’argomento cliccando qui.
Infine passiamo a un altro piacere della tavola: il vino ovviamente! La Lessinia è una fertile terra per la produzione del vino “Monti Lessini Dop”, che comprende le seguenti tipologie di vino: Bianco; Rosso e Passito (questi ultimi solo con indicazione da vitigno). La Denominazione include anche numerose specificazioni da vitigno.
Concludiamo la carrellata assieme a un brindisi con lo spumante “Lessini Durello Doc”, tutelato dall’omonimo consorzio. La storia dei Monti Lessini è infatti intrecciata a filo doppio con quella del suo vitigno autoctono, la Durella. Un legame identitario tra quest’uva antica (in passato conosciuta come Durasena) dal carattere marcato e dalla buccia dura ed un paesaggio collinare e montano con scorci di rara bellezza. C’è addirittura il percorso turistico: “la strada del vino durello”.
La Lessinia, un mondo ricchissimo, variegato, interessante, fatto di natura e di storia.
Dalle sue rocce provengono i più fantastici fossili che possiamo vedere nel Museo delle Scienze Naturali di Verona: pesci, conchiglie e piante. La frequentazione dell’uomo, in queste vallate, si perde nella notte dei tempi, dall’uomo di Neanderthal alle testimonianze della caratteristica cultura Cimbra.
Archeologia, etnografia, ambienti rurali, pascoli, grande interesse geomorfologico e paleontologico, fotografia, paesaggio, sport, tempo libero, escursionismo a piedi e a cavallo, mountain bike, sci nordico, e prodotti enogastronomici genuini… Dobbiamo aggiungere altro?
Alla prossima cari Outdoors!
Silvia Turazza – Redazione Garda Outdoors