Die schönsten Dörfer Italiens im Mantuanischen: Eine Reise zwischen Sabbioneta, San Benedetto Po, Castellaro Lagusello und vielen anderen

Der vollständige Führer, um kein einziges zu verpassen und gut informiert über alle Sehenswürdigkeiten zu sein.Paesaggi immersi nella natura, placidi borghi che sono set cinematografici a cielo aperto, meraviglie d’arte e luoghi pieni di storia: i borghi più belli d’Italia di Mantova sono una scoperta eccezionale! Destinazione perfetta per un weekend insolito e pieno di fascino a pochi km dal Lago di Garda, per chi vuole stare lontano dal caos, ma ama luoghi autentici, persone cordiali, bere e mangiare divinamente! In questo articolo vi parleremo dei principali borghi mantovani che hanno fatto la storia di questo territorio: Sabbioneta, San Benedetto Po, Pomponesco, Grazie di Curtatone, Castellaro Lagusello, Volta Mantovana, Solferino, Monzambano, Rivarolo Mantovano, Goito e Castel Goffredo. Sabbioneta. Quando nel 2008 Mantova diventò patrimonio mondiale dell’Unesco, le fu affiancata anche Sabbioneta quale città ideale rinascimentale. Sabbioneta era già un borgo medievale, affidato a fine ‘400 al secondogenito di Ludovico II Gonzaga, Gianfrancesco (entrambi rappresentati nella Camera degli Sposi dal Mantegna): così nacque la contea di Sabbioneta. Ma nel Cinquecento Vespasiano Gonzaga volle creare una città ideale, da zero: fece costruire ex novo il Palazzo Grande (l’attuale Palazzo Ducale - dimora del Duca quando era al governo), il Teatro all’Antica (primo esempio di teatro stabile in Europa, costruito da Vincenzo Scamozzi, già artefice del Teatro Olimpico di Vicenza) e il Palazzo Giardino (luogo di ozio e riposo) con la Galleria degli Antichi (la più lunga d’Italia dopo quella delle Carte geografiche in Vaticano e quella degli Uffizi a Firenze). La forma è una stella a sei punte (sei bastioni) con due porte, non in asse tra loro (anche per questioni militari): Porta Vittoria verso Cremona, Porta Imperiale verso Mantova. Insomma, anche a livello di fortificazioni era all’avanguardia. Sabbioneta era una città-stato: batteva propria moneta, aveva una stamperia e due accademie: una di filosofia e una di matematica. Per Vespasiano la cultura era importante e tutti potevano partecipare alle lezioni. Purtroppo morto il figlio 15enne, Vespasiano rimase senza eredi; un altro matrimonio fu infruttuoso e il ducato tornò sotto Mantova. Ma Sabbioneta non venne più modificata e questa è la sua fortuna: si è cristallizzata in tutta la sua bellezza e grande patrimonio storico. Da visitare ci sono anche alcune bellissimi edifici religiosi: la Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo, Oratorio di San Rocco, Chiesa della Beata Vergine Incoronata (Mausoleo di Vespasiano). Nei dintorni di Sabbioneta segnaliamo la spettacolare Chiesa di Sant'Antonio Abate a Villa Pasquali e poco più a nord, il ponte di barche sul canale Navarolo in essere dal 1976 (per trovarlo inserite nel navigatore “via G. Garibaldi Sabbioneta”). Il ponte è ancora attraversabile in auto. Dall’altra parte siete di fronte al Torrazzo Gonzaghesco di Commessaggio, con uno splendido scorcio sul paese e le sue case colorate. Palazzo Ducale - Sabbioneta. Teatro degli Antichi - Sabbioneta. San Benedetto Po. San Benedetto Po, a sud del corso del Po, è strettamente legato all'Abbazia di San Benedetto in Polirone, uno dei siti cluniacensi più importanti d’Europa. Il monastero si chiama del Polirone, perché era su un’isola protetta tra il canale Po e il canale Lirone. Poi quando venne incanalato il fiume nacque il grande Po che conosciamo oggi (attorno al 1200). Fu fondato nel 1007 da Tedaldo di Canossa (nonno di Matilde) sui terreni donati dalla famiglia. Costruì una piccola chiesa, dandola in gestione ai monaci benedettini; nei successivi 700 anni divenne uno dei complessi monastici più grandi d’Italia: pensate che tra il ‘300 e il ‘500 era più importante di Cassino! Nel 1420 entrò nell’influenza dei Gonzaga che lo affidarono alla congregazione di Santa Giustina di Padova; questo portò al coinvolgimento di Giulio Romano che rinnovò la chiesa. La storia del complesso monastico si concluse con Napoleone, che nel 1797 lo soppresse. Il terremoto dell’Emilia, terra di confine, del 2012 purtroppo fece ingenti danni ora sistemati. Le mura che proteggevano il monastero non ci sono più, rimpiazzate o inglobate da case che hanno formato il borgo. Quindi l’immensa Piazza Teofilo Folengo, aperta e irregolare, si stende su due lati dell’ex monastero. Ex perchè oggi non esiste più: ora (chiesa a parte) è proprietà del Comune e le sue sale sono utilizzate per varie attività: ci sono l’asilo, la biblioteca, un centro sociale. A sinistra guardando la chiesa trovate il Chiostro grande di San Benedetto; ha solo due lati, perché un porticato fu tamponato da Giulio Romano per realizzare le cappelle interne della chiesa, mentre l’ultimo fu abbattuto nell’800; così è diventato parte della grandissima piazza, una angolo naturale con un prato verde e qualche fiore. È il più grande dei 3 chiostri rimasti (su 5 che erano); passandoci regala un bel gioco di scorci con le arcate e la chiesa come sfondo. Pochi passi e si giunge al chiostro di San Simeone, un’oasi di pace e silenzio. Si chiama così per il monaco eremita armeno che pare sia morto qui. Meraviglioso tardo gotico Lombardo tutto in cotto, con siepi di bosso geometriche e alberi di melograno. Giulio Romano ne fece affrescare le volte con le storie della vita di San Simeone. Una parte è collegata al vecchio oratorio di Santa Maria, la parte originaria della chiesa; del resto questo era il chiostro centrale del monastero: gli altri erano disposti sui quattro lati. L’ex refettorio è visitabile e dà direttamente sulla piazza: è vicino al Chiostro di San Benedetto. Nel Novecento diventò una fabbrica di bottoni e quindi gli affreschi del soffitto e pareti sono molto rovinati. Ora ospita una prospettiva incompleta attribuita al Correggio attorno all’Ultima Cena di Girolamo Bonsignori; se vi avvicinate infatti vedrete che la tovaglia è ricamata sopra. Poi ci sono due statue di Begarelli, che Vasari definì il Michelangelo della terracotta: un San Simeone e una Madonna in terracotta armata, poi ricoperta in stucco e lucidata per sembrare marmo. È esposto anche l’unico frammento della facciata romanica originaria di Wiligelmo (lo stesso artista del Duomo di Modena) e qualche quadro moderno. Al piano sotterraneo si trovano le cantine piccole, sede della parte archeologia del museo civico: ceramiche mantovane e reperti antichi della chiesa. A seguire le cantine grandi cinquecentesche con l’ampia collezione di carri da lavoro; infine gli strumenti per la produzione del vino: infatti sono stati i monaci a fare per la prima volta la spumantizzazione del Lambrusco e dello champagne in Francia. La basilica abbaziale è il gioiello di San Benedetto Po e tuttora fa parte della rete dei siti cluniacensi. Fu modificata nel corso dei secoli: dopo la prima chiesa antica, il padre di Matilde e Matilde di Canossa stessa la ampliarono in stile romanico e gotico. Il genio di Giulio Romano incorporò queste architetture dandogli grazia e omogeneità; nel dettaglio raddoppiò la navata e per creare le cappelle laterali inglobò un porticato del chiostro. Inoltre rifece la facciata di Wiligelmo, a cui nel ‘700 venne sovrapposta una nuova facciata: si vede ancora il rosone antico al centro. Le statue dei santi sulla parte destra del sagrato regalano fascino e sono ottime ispirazioni fotografiche. All'interno della chiesa è meravigliosa la volta, con forme geometriche con all’interno le grottesche, tratto distintivo di Giulio Romano. La zona più antica della chiesa è in primis quella dell’altare; chiusa da un cancelletto in metallo con l’effigie di San Benedetto. Alle spalle, nascosto alla vista, il coro, formato dagli scanni intagliati nel legno disposti a U. Qui i monaci si sedevano per cantare, con leggio girevole al centro. Attorno il deambulatorio dell’abside, spiccano le statue cinquecentesche del Begarelli. La parte originaria della basilica è però l’Oratorio di Santa Maria, che era la chiesa primigenia. Matilde di Canossa la invertì e la collegò alla chiesa più grande che stava costruendo. Qui c’è la prima tomba di Matilde di Canossa, visto che morì a 3 km da qui. La si trova ancora nell’abside, con mosaico pavimentale del 1151 con le 4 virtù cardinali e alcuni simboli legati alla figura di Matilde. Invece dall’altra parte della chiesa c’è la seconda tomba di Matilde, cinquecentesca, sorretta da 4 leoni rossi. Poi nel 1633 il corpo fu spostato nella Basilica di San Pietro a Roma. A fianco la sagrestia con i grandi armadi in legno e gli affreschi geometrici con grottesche, anch’essi di Giulio Romano. Nei dintorni di San Benedetto Po segnaliamo il ponte di barche di Torre Oglio, il più antico ponte di barche dell’Oglio. Fino al 2000 c’era la figura del pontiere che lo gestiva, mestiere storico tramandato di generazione in generazione, ora sostituito da sistemi automatizzati che però sono meno sensibili alle condizioni del fiume: alla minima allerta viene chiuso al traffico, mentre il pontiere era più dinamico nel leggere le condizioni e lo chiudeva solo se effettivamente necessario. Proprio qui Ligabue ha girato una scena di Radiofreccia. Abbazia di San Benedetto in Polirone - San Benedetto Po. San Benedetto Po. Pomponesco. Il borgo di Pomponesco sorge sulla riva sinistra del Po e la sua storia è stata da sempre legata a doppio filo al fiume e ai commerci che qui si intrattenevano: dispone di un suo porticciolo e conserva ancora l’aria e le atmosfere di paese di fiume. Il territorio di Pomponesco passò di mano in mano tra Etruschi e Galli ma il suo nome deriva dal periodo in cui la famiglia romana Pompea si stabilì in zona: questa stirpe non fu l’unica ad apprezzare l’area mantovana e il paese finì tra i possedimenti di diversi potenti proprietari, come gli Este, il vescovato di Cremona, e i Gonzaga di Mantova. Fu proprio un Gonzaga che segnò per sempre il destino di Pomponesco, trasformando il piccolo villaggio in un sogno idealistico e glorioso: Giulio Cesare Gonzaga. Il disegno urbanistico studiato a tavolino stravolse la struttura del tranquillo borgo fluviale e qui Giulio Cesare stabilì la sua residenza e portò la sua corte, dotando Pomponesco di enorme prestigio. Dopo la fine della dinastia Gonzaga e la perdita di importanza dei commerci sul fiume, Pomponesco resta ancora oggi un gioiello di inestimabile valore, sospeso nella quiete della campagna di Mantova. La pianta urbana di Pomponesco è rimasta praticamente immutata fin dal tempi di Giulio Cesare Gonzaga, che sul finire del XVI secolo dal suo centralissimo castello fece dipartire due direttrici che divisero l’abitato in quattro aree distinte e simmetriche, ancora visibili. Oggi però al posto dell’antico castello del marchese, abbattuto dai francesi nel XVIII secolo, sorge la splendida Piazza XXIII Aprile, racchiusa da palazzi dotati di porticati nei quali un tempo dimoravano i cortigiani del Gonzaga. Quasi tutti gli edifici che fanno da contorno allo spiazzo sono databili tra il 1590 ed il 1630 e molti conservano ancora gli originali soffitti in legno e in rari casi anche gli affreschi dell’epoca. Piazza XXIII Aprile oltre che splendida architettonicamente è anche sede di ben 11 tra ristoranti, botteghe osterie ed enoteche tipiche. Sulla piazza si trovano, uno di fronte all’altro, il Palazzo Comunale e la chiesa trecentesca di Santa Felicita e dei Sette Fratelli Martiri, che delineano il profilo dello slargo con le loro alte torri. Altro punto di grande interesse del borgo è l’elegante Palazzo Cantoni, proprietà un tempo di una facoltosa famiglia ebrea trasferitasi a Pomponesco per svolgere attività commerciali. Illustre discendente proprio di questa famiglia è Alberto Cantori, celebre scrittore che riposa oggi nel cimitero ebraico, proprio nei pressi del Palazzo. Il Teatro 1900 completa l’offerta culturale del piccolo Pomponesco: uno dei teatri di paese, molto diffusi nella pianura padana nel secolo scorso.Tra gli eventi e le vicende che rendono Pomponesco fulcro di storia e cultura, c’è il fatto che la città ha dato i natali oltre che al già menzionato Cantori, anche a Gerolamo Trenti, tra i più noti esponenti del paesaggismo lombardo dell’Ottocento e che il paese è stato a più riprese scelto da grandi registi come location per i loro film: Zavattini, Soldati, Bertolucci e persino Brass e Terence Hill, hanno colto la suggestione scenica del paese facendone il set per le loro scene. A pochi chilometri dal borgo, la riserva regionale naturale lombarda della Garzaia di Pomponesco è una superficie di ben 23 ettari fatta di aree boschive sulle quali hanno trovato fertile terreno numerosi salici bianchi, culla di specie volatili come le Nitticore, Garzette, Cavalieri d’Italia e Gufi. Sul grazioso porto di Pomponesco è poi possibile ammirare tipici casoni sul fiume e percorrendo gli argini del Po si riescono ad intravedere anse e spiaggette sabbiose, un tempo usate come colonie estive dei bambini ed oggi luogo di escursioni, passeggiate e incredibile relax. Tra i più importanti eventi di Pomponesco sono da segnalare La Festa del Ringraziamento Pomponesco, in scena a novembre e organizzata dall’Associazione Giovani Agricoltori di Pomponesco in onore della ricorrenza durante la quale gli agricoltori ringraziavano il Signore per il raccolto ottenuto durante l’anno. Potrete assaggiare prodotti tipici e vedere inconsuete gare con mezzi agricoli. A fine agosto invece si svolgono due feste paesane davvero curiose. La prima è dedicata al Lùadèl, ovvero a un tipo di pane decisamente gustoso e famoso in queste zone che già ai tempi dei Gonzaga serviva ad attestare il raggiungimento della giusta temperatura dei forni delle case. Il suo nome deriva dalla parola lievito. Per assaggiarlo tutto il tempo dell'anno potete recarvi alla Panetteria Il Cesto. Il secondo festival di fine estate è invece quello del Pulàc. Il termine deriva da pulàca che in dialetto mantovano significa pigrizia e svogliatezza: il festival della pulàca elegge simpaticamente il più fannullone tra i candidati del paese, in un clima goliardico e festoso. A Pasqua invece prende vita tra le strade del paese una scenografica Via Crucis, durante la quale decine di comparse rievocano la scena biblica con sentita partecipazione e profondo spirito cristiano, dando vita a una manifestazione davvero da non perdere. Pomponesco. Lùadèl appena sfornato. Grazie di Curtatone. Grazie di Curtatone, borgo di pescatori, è sorto attorno al Santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie e ancora oggi è un gruppo di poche case raccolte attorno al grande Piazzale Santuario in cui svetta la grande chiesa.  Tra i canneti vi era un altare con l’immagine della Madonna con Bambino alla quale i pescatori del Mincio facevano preghiere ed ex-voto per una pesca abbondante: così nacque il borgo nell’XI-XII secolo. Nel 1398 quando la peste colpì Mantova, anche Francesco Gonzaga fece un ex-voto alla Madonna delle Grazie; la città si salvò e l’architetto Bartolino da Novara eresse un grande santuario gotico, affidato ai frati francescani. Lasciti e donazioni resero il complesso ricco: alcune grandi famiglie mantovane costruirono qui le loro cappelle e persino Giulio Romano fu chiamato per abbellire la chiesa: perciò il santuario ha forme cinquecentesche. La sua opera si nota soprattutto all’interno; in particolar modo venne usato come mausoleo per alcuni membri della famiglia Gonzaga, tra cui Baldassarre Castiglione. Ma poi perse importanza: nel 1782 il santuario fu trasformato in ospedale e la successiva spoliazione napoleonica lo privò degli ex-voto più importanti. All'interno, negli affreschi delle lunette del porticato è illustrata la storia della chiesa (da destra a sinistra): da cappella di pescatori, alla peste, alla preghiera di Francesco I (1399), poi i lavori e l’inaugurazione nel 1406. Esternamente il santuario non colpisce particolarmente, mentre dentro è molto particolare, per non dire strano. Vi è addirittura un coccodrillo appeso! Si notano soprattutto le impalcate della navata coi tantissimi ex voto: manichini a grandezza naturale con vestiti e armature fatte apposta dai francescani che gestivano il convento. In ciascuna lunetta è rappresentato il momento in cui la Madonna è intervenuta (tutto è descritto in terzine sotto - troverete storie incredibili). Poi sulle colonne feticci con parti del corpo di cera (quelle che dovevano guarire): cuori, mani, nasi, seni. Pura devozione popolare. In fondo a destra in alto sono rappresentati i grandi personaggi venuti qui: papa Pio II Piccolomini, l’imperatore Carlo V e Filippo II. Sui lati della navata si trovano le cappelle delle famiglie più facoltose di Mantova, chiuse con cancellate perché abbellite con oro; la prima a destra è la Cappella di San Bonaventura con affreschi di Giulio Romano sul soffitto e la tomba di Baldassarre Castiglione. Nell’altare maggiore c’è la Madonna delle Grazie, molto antica, e lo stupendo tempio votivo pensato da Giulio Romano la incornicia. Segnaliamo inoltre la Fiera delle Grazie, che esiste addirittura dal 1425. Si svolge ogni 15 agosto nel grande piazzale della chiesa e vede all’opera i Madonnari, che disegnano sul piazzale coi gessetti colorati. Cosa fare inoltre a Grazie di Curtatone? Un’escursione sul fiume Mincio! Proseguite nella stradina dietro la chiesa che vi porta in uno splendido parco sulle rive del fiume: proprio lì c’è l’attracco per un giro in battello con I Barcaioli del Mincio. Potrete vedere flora e fauna del territorio e in piena estate ammirare la spettacolare fioritura di fior di Loto. Un'escursione unica nel suo genere. Grazie di Curtatone. Fiera delle Grazie. Castellaro Lagusello. Castellaro Lagusello un minuscolo borgo che contende a Borghetto sul Mincio la supremazia tra i paesi più ammirati e visitati della cintura morenica del Lago di Garda e ne condivide inoltre le origini e la struttura: non menzionando infatti gli insediamenti palafitticoli risalenti all’età del bronzo nella zona dello stagno che lo lambisce, ci si riferisce qui alle sue caratteristiche di borgo fortificato quale fu dal 1000 fino al 1600, secolo invece in cui mutò la sua tipica forma per diventare residenza dei Conti Arrighi. Entrando, si attraversa una porta dotata un tempo di ponte levatoio, sovrastata da una torre quadrata di recente restaurata e resa praticabile e, lasciando alla propria sinistra la chiesa barocca dedicata a San Nicola, si percorre l’unica via che conduce allo spiazzo su cui si affaccia l’ottocentesca villa Arrighi e al sottostante laghetto, oasi faunistica e floreale di suggestiva bellezza e notevole interesse. L’edificato è costituito da case in sasso e intonaco, generalmente a due piani, recuperate e molto ben mantenute, indice della cura profusa dagli abitanti per rendere gradevole la visita ai molti turisti che raggiungono questa località. Per arrivare a Castellaro seguite la strada comunale che va da Pozzolengo a Cavriana: da qui infatti, poche centinaia di metri prima del borgo, si ha la possibilità di osservarne il caratteristico profilo, nonché il rapporto con il laghetto sottostante e la bella campagna che si estende ad ovest. Sempre da questo punto è possibile imboccare una strada bianca che gira intorno al laghetto, senza però avvicinarsi alle sue sponde, in larga parte coperte da una vegetazione autoctona piuttosto fitta che non permette facilmente di raggiungerne la riva. Da qui a Monzambano, di cui Castellaro Lagusello è frazione, si apre una realtà rurale molto particolare, una “piccola Toscana” fatta di colline lievi e cosparsa di cascine che costellano il territorio, che sebbene non conosca quella sensazione e quel respiro più ampi tipici della sorella maggiore, resta davvero piacevole per il visitatore curioso e attento. Castellaro Lagusello. Castellaro Lagusello. Volta Mantovana. Volta Mantovana, godendo di una posizione geografica particolarmente piacevole, comunemente a quasi tutti i borghi mantovani si è dimostrato essere, fin dai tempi più remoti, un insediamento favorevole ad essere abitato. Ciò che fa di Volta una meta per cui vale la pena fare una sosta è il Palazzo Gonzaga: è noto che questo patronimico risulti piuttosto diffuso nella zona e che sia sempre garanzia di vestigia di grande pregio artistico e storico. Sul territorio in cui si è stabilita e diffusa, la famiglia Gonzaga ha infatti detenuto con continuità un dominio secolare, permettendo di conseguenza uno sviluppo di tradizioni e costumi che tramandati sono giunti pressoché intatti ai nostri giorni. L’autentico gioiello di questa località sono senz’altro i giardini del Palazzo; costruiti nel 1527 sono un bellissimo esempio di giardino all’italiana, sviluppati su due terrazze con balaustre, collegate tra loro da una scalinata. Solo in epoca più recente furono aggiunte due balze inferiori per le necessità dei marchesi Cavriani che abitavano l’edificio; furono infatti ideati per accogliere il teatro all’aperto per gli ospiti, tra l’esedra e la loggia che li delimitano sui lati corti e che avevano la funzione di scenografia e palcoscenico. Il territorio mantovano è famoso tra l’altro per le sue tradizioni gastronomiche, le cui origini vanno ricercate nell’antica attenzione che la nobile dinastia mostrava nei confronti della buona cucina e dell’ospitalità. Il paese ricorda infatti l’esistenza di un vino tipico locale, ormai estinto, che risultò gradito anche alla corte di Francia: la Vernazza di Volta Mantovana. Rievocazioni storiche di antichi banchetti, ma soprattutto una diffusione capillare di locali, tra ristoranti e trattorie, perpetuano sapori che un tempo erano conosciuti da pochi e una varietà di piatti basati su prodotti locali, la zucca per prima, che rendono giustamente famosa questa terra. Volta Mantovana. Volta Mantovana. Solferino. Solferino, il cui nome è indistricabile dall'epica battaglia del 24 giugno 1859 che decise le sorti della Seconda guerra d'indipendenza italiana obbligando gli austriaci ad abbandonare la Lombardia e a ripiegare oltre il fiume Mincio, è un piccolo e bellissimo borgo sulle colline Moreniche del Lago di Garda. Solferino un tempo era raccolto attorno alla roccaforte cinquecentesca di Orazio Gonzaga, il castello di cui restano solo la porta d'ingresso, una parte di mura, la torre di guardia e la chiesa di San Nicola, che si ergono oggi in piazza Castello, una delle più belle del Mantovano: di forma rettangolare, cinta in parte dalle antiche mura e in parte da una cortina di case, la piazza permette di godere di un ampio panorama che va sin oltre il Lago di Garda. Il colle più alto del paese si erge solamente a 206 metri sul livello del mare, ma consente di dominare un panorama vastissimo. Lassù sin dal 1022 sorge una Rocca, una maestosa costruzione squadrata di 23 metri di altezza, acquisita nel 1315 dal signore di Mantova Rinaldo Bonacolsi detto “Passerino”, restaurata nel 1611, e che nel clima risorgimentale venne detta “La Spia d'Italia”, in quanto la sua terrazza sommitale risultava ideale per controllare i movimenti verso il Veneto e fino al Lago di Garda. Circondata dagli aguzzi cipressi di un ampio parco, la Rocca fu acquistata e ristrutturata nel 1880 dalla Società Solferino e San Martino. Nel suo piccolo museo si conservano cimeli rinvenuti sul campo di battaglia, mentre lungo la rampa che porta alla terrazza panoramica sono esposti documenti relativi alla storia della Rocca e alla zecca dei Gonzaga di Solferino e nella “Sala dei Sovrani” campeggiano i ritratti di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III, i sovrani vittoriosi nella battaglia di Solferino sulle truppe di Francesco Giuseppe d'Austria. La rilevanza storica di quel celebre episodio bellico fa sì che ogni angolo del paese in qualche modo ne faccia memoria. Innanzi tutto con il Museo del Risorgimento di Solferino e San Martino, fondato nel 1931, le cui tre sale espongono documenti, cimeli, armi e quadri relativi alla battaglia del 24 giugno 1859 e al Risorgimento in generale, con cimeli della storia italiana dal 1796 al 1870, ovvero dalla prima discesa di Napoleone in Italia alla presa di Roma. I visitatori possono soffermarsi davanti a carabine francesi, fucili austriaci, moschetti italiani. Ci sono poi corazze della Guardia francese, le uniformi complete degli zuavi francesi con i pantaloni rossi e il giubbetto blu, le bianche divise degli austriaci, oggetti d'uso quotidiano e i libretti personali di soldati francesi, tre marionette che riproducono divise di soldati francesi. Interessante il confronto fra un cannone francese da quattro libbre a canna rigata francese e un obice austriaco da 150 mm a canna liscia: il primo con la sua canna rigata assicurava una gittata doppia, fino a tre chilometri di distanza, e fu determinante nell'assicurare ai francesi la vittoria. Fra i documenti esposti nelle vetrine, un ordine autografo di Napoleone III, biglietto d'ingresso per l'ospedale militare  e persino la copia di un giornale persiano che riportava la notizia della battaglia. Infine, oltre a tele che ritraggono l'assalto degli zuavi, notevoli i sei ritratti dei generali francesi, opera del pittore veneziano Giulio Carlini. Accanto al Museo (che ha una sede distaccata a San Martino della Battaglia, nel comune di Desenzano - BS), una leggera salita e un viale di cipressi portano alla chiesetta di San Pietro in Vincoli, trasformata nel 1870 dalla Società in Cappella Ossario nel cui abside sono conservati 1413 teschi disposti senza distinzione di nazionalità, oltre ai resti di circa 7.000 caduti nella battaglia (solo quatro scheletri sono stati ricomposti). A sinistra dell’ingresso vi è un busto bronzeo di Napoleone III collocato nel centenario della morte dell’imperatore, sulla destra una piccola piramide di pietra che ricorda il generale francese Auger ferito il 24 giugno a Cà Morino e quindi morto a Castiglione delle Stiviere. Sulla facciata della chiesa due mosaici raffigurano san Pietro e il Redentore, sovrastati da una statua della Madonna con due angeli. Cinque busti di altrettanti generali francesi che caddero sul campo nella Campagna d’Italia (due di essi proprio a Solferino) si fronteggiano all’ingresso del Tempio. Mercatino dell'antiquariato di Solferino: se siete appassionati di oggetti antichi, o semplicemente curiosi, segnate sul calendario la seconda domenica di ogni mese (da marzo a dicembre) e trascorrete qualche ora nella cinquecentesca Piazza Castello. Sarà una piacevole sorpresa imbattersi in un pezzo raro o in qualche oggetto particolare! Solferino. Rocca di Solferino. Monzambano. Monzambano è splendidamente incastonato fra le Colline Moreniche a sud del Lago di Garda. La sua struttura architettonica più rappresentativa è il Complesso di San Michele, un insieme di edifici che caratterizza il piccolo borgo sin dai tempi più antichi e che è costituito principalmente da un castello e una chiesa consacrata all'Arcangelo Michele. Quest'ultima esiste almeno a partire dal 1400, ma è stata ricostruita e ampliata durante il XVIII secolo, più precisamente tra il 1743 ed il 1777, come ben dimostrato da una facciata che rimanda in maniera evidente alla fantasia e alla creatività tipiche dello stile barocco, nonostante siano riscontrabili anche alcuni richiami al neoclassicismo, ad esempio osservando l'alto basamento o il timpano triangolare. All'interno la chiesa presenta una struttura a navata unica (al tempo nota come "predicatoria"), con volto a botte sostenuto da cappelle a forma di nicchie che fungono da contrafforte. Ai lati della navata sono collocate sei cappelle con diversi altari dedicati al Crocifisso, alla Vergine e a diversi Santi, oltre che impreziositi da svariate opere d'arte del periodo. Come già accennato, accanto alla chiesa sorge il Castello di Monzambano, un'antica roccaforte situata su un'altura che sovrasta il centro del borgo e che ancora oggi conserva inalterato il proprio impianto urbanistico. L'edificio è databile attorno all'XI secolo e con ogni probabilità è nato per difendere la popolazione dalle invasioni barbariche; nel corso dei secoli è appartenuto a diverse famiglie nobiliari del posto, prima di passare sotto il controllo diretto della Repubblica di Venezia a partire dal 1495 e, infine, tornare sotto Mantova in età napoleonica. Un altro luogo fortemente legato alla storia di Monzambano e alla sua capacità di difendersi dalle invasioni straniere è il Ponte dei Carabinieri, una struttura famosa per avere fatto da teatro a una delle più importanti vittorie portate a casa dalle truppe locali: nel corso della Terza guerra di indipendenza (precisamente in data 24 giugno 1866) le truppe austriache invasero il comune, ma la fanteria e la cavalleria guidate dal generale Giuseppe Salvatore Pianell respinsero l'offensiva, salvaguardando l'indipendenza del territorio. Il paesaggio di Monzambano è ricco di viti ed ulivi che crescono forti e rigogliosi grazie a un clima piuttosto mite e non a caso il comune ha ottenuto sia il titolo di "Città del vino" che quello di "Città dell'olio". Più in generale l’intera area dell’Alto Mantovano è un vero e proprio scrigno che racchiude decine di prodotti tipici assolutamente deliziosi ed entrati nell'arte culinaria locale. Da queste parti il pilastro della tavola è senza ombra di dubbio il maiale, di cui non si butta davvero niente e da cui si confezionano affettati di assoluta qualità quali il cotechino, il prosciutto crudo, la pancetta e ovviamente il salame mantovano. Altrettanto degna di nota la produzione di formaggio Grana Padano, che è diffusa in maniera capillare in tutta l'area circostante Monzambano. Se parliamo di pasta dobbiamo citare per lo meno le fuiàde (ovvero le tagliatelle) asciutte o in brodo ed i bìgoi, un tipo di spaghetto molto robusto per via dell'alto numero di uova utilizzato per la sua preparazione. Il luccio è il pesce d'acqua dolce perfetto per entrare in sintonia con la tradizione locale e viene servito accompagnato da una salsa e da polenta fresca, morbida o abbrustolita. Per finire i dolci: tra i più famosi citiamo il sùgol, ovvero una crema dolce fata con farina di grano e le chisòle, ovvero le schiacciate, preparate con strutto fresco soprattutto in occasione della Festa di Sant'Antonio in data 17 gennaio. Monzambano. Rivarolo Mantovano. Tra Bozzolo e Commessaggio, appena sotto il fiume Oglio, si incastra il Comune di Rivarolo Mantovano. Il suo nome deriva da un corso d'acqua che correva attorno all'antica pieve di Santa Maria in Ripa d'Adda, sorta fuori dall'attuale centro. Ripa infatti significa riva. Lo stemma è un pesce che riconduce alla leggenda locale di un grosso pesce che salva dalla battaglia un guerriero portandolo a riva sul suo dorso. Territorio sviluppato dalla famiglia Gonzaga soprattutto da Vespasiano che, da buon architetto, ne disegna la planimetria. Le mura esterne vi sorprendono per la presenza di 3 monumentali porte di accesso. La caratteristica più importante del tessuto urbano del centro storico di Rivarolo è senza dubbio l'impianto ortogonale dei suoi tracciati stradali, che formano isolati regolari. Giungete alla piazza principale, denominata un tempo Piazza Grande (ora Piazza Finzi) su cui prospettano gli edifici più importanti, dal Palazzo Pretorio (ora sede comunale) al palazzo dei conti Penci, a tutti i fabbricati posti lungo i due lati più lunghi, che, oltre ad essere architettonicamente significativi, sono caratterizzati da un ampio porticato, dove trovano posto le principali attività commerciali. Infine menzioniamo Cividale, frazione di Rivarolo, che era la residenza estiva del Duca Vespasiano, dove si dedicava alla caccia e agli svaghi del tempo. Fate come lui e concedetevi una vera pausa da duchi in questo borgo gioiello. Rivarolo Mantovano. Rivarolo Mantovano. Goito. Goito è situato in una zona prettamente pianeggiate e che dalla città di Mantova dista 15 chilometri. La cittadina si trova in riva al fiume Mincio, fu patria di Sordello, e nota come importante fortezza, della quale rimangono una Torre e la struttura a scacchiera del borgo. Costruito durante il periodo romano è uno dei centri più antichi della Lombardia. Attraversando il ponte della Gloria, a sinistra si trova il monumento al Bersagliere e a destra il busto bronzeo del generale La Marmora. La basilica di San Pietro di stile barocco è stata costruita da Giovanni Maria Borsotto nel 1729. Vicino alla chiesa sorge Villa Moschini una delle dimore storiche costruite dai Gonzaga che nel 1500 raggiunse il suo massimo splendore. Degno di nota è anche il suo splendido parco. Goito. Villa Moschini - Goito. Castel Goffredo. Il territorio di Castel Goffredo è stato abitato fin dalla preistoria e vasti sono gli insediamenti dell’età del bronzo (1800-1200 a.C.). Importanti ritrovamenti hanno evidenziato una presenza etrusca, mentre numerosi sono gli insediamenti di epoca romana e la stessa impronta urbanistica di Castel Goffredo è ascrivibile a questo periodo storico. Questa epoca è inoltre testimoniata da diverse epigrafi di cui alcune si possono far risalire alla famiglia di Publio Virgilio Marone, il grande poeta latino che, secondo il professor Nardoni dell’Università di Cassino, ebbe i natali nel territorio goffredese. Un bassorilievo longobardo del VII-VIII secolo, custodito presso l’Oratorio di San Michele, è il più antico segno della presenza cristiana in questa comunità. In età carolingia Castel Goffredo appartiene alla contea di Brescia. Terra di confine tra il bresciano, alla cui diocesi apparteneva, e il mantovano, si dona spontaneamente al Comune di Mantova, e quindi ai Gonzaga, nel 1337. Dopo alterne vicende (dominazione viscontea, gonzaghesca, di nuovo viscontea, veneziana e infine definitivamente gonzaghesca) nel 1515 Castel Goffredo diviene la capitale di un piccolo stato, comprendente anche Castiglione delle Siviere e Solferino, governato dal marchese Aloysio Gonzaga cui succedette il primogenito Alfonso. Questi, per ragioni legate alla successione del feudo, fu fatto assassinare, nel 1592, nella corte di Gambaredolo dal nipote Rodolfo, fratello di San Luigi, a sua volta vittima di una congiura popolare che portò alla sua uccisione sulla soglia della Prepositurale di Sant’Erasmo il 3 gennaio 1593. A seguito di questi avvenimenti, Castel Goffredo fu aggregata al Ducato di Mantova, con il quale passò sotto la dominazione austriaca nel 1707, poi francese (1801-1814) e poi nuovamente austrica. Nel 1848 Castel Goffredo fu il centro cospirativo antiaustriaco dell’Alto Mantovano e contò la presenza di numerosi patrioti capeggiati dal castellano Giovanni Acerbi, che diventerà in seguito intendente dei Mille di Garibaldi. La congiura venne scoperta e portò come conseguenza la tragica pagina dei Martiri di Belfiore. Nel 1859, dopo la battaglia di Solferino e San Martino che coinvolse anche il territorio di Castel Goffredo la città venne aggregata al Regno di Sardegna e nel 1861 entrò a far parte del Regno d’Italia. Il 1925 segnò la svolta economica e industriale di Castel Goffredo: aprì infatti il primo calzificio, il NO.E.MI. destinato a scrivere la storia della industrializzazione dell’area. Il cuore della città è costituito dalla rinascimentale Piazza Mazzini, coincidente con l’antico foro romano, verso la quale convogliano alcune delle vie del centro storico, fino al secolo scorso protetto da solide mura. Lungo i lati del rettangolo che costituisce la piazza si affacciano edifici carichi di storia, simboli dei poteri cittadini. In primis citiamo la Chiesa Prepositurale di Sant'Erasmo; in stile rinascimentale è sistemata in modo asimmetrico rispetto all’asse della piazza; fu edificata nella seconda metà del Quattrocento, ampliata nel 1516 e poi ricostruita tra il 1588 e il 1590 da Bernardino Facciotto, architetto del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, per volontà del marchese Alfonso Gonzaga, signore di Castel Goffredo. Ha una facciata su due ordini con paraste e timpano. L’interno è a croce latina suddiviso in tre navate da colonne di marmo botticino ed è ricca di testimonianze artistiche tra le quali alcune tele variamente datate, un crocifisso ligneo già famoso nel secolo XV per le sue manifestazioni taumaturgiche, una bella statua lignea del‘400 raffigurante Madonna in trono con bambino. Preziosi sono anche gli altari marmorei magistralmente ornati di tarsie e pietre dure. Conserva dell’antica chiesa di Santa Maria del Consorzio, abbattuta per far posto a una civile abitazione, l’abside poligonale con volta a ombrello, alcune epigrafi aloysiane e il portale in marmo bianco (1532) posti sul fianco della chiesa, alcuni affreschi del Cinquecento ed il campanile quattrocentesco, con bifore e monofore. Il Palazzo Municipale chiamato la “Casa del Comune” è un edificio risalente al 1330 e rimaneggiato nel 1490 edificato sulle strutture dell’antico Palazzo della Ragione del quale rimane la facciata con parte della loggia. In stile neoclassico, presenta la facciata divisa in due parti: al piano terreno la “Loggia delle grida” dove si riuniva la vicinia e sopra la sala consiliare dal soffitto affrescato che nell’Ottocento ospitava il teatro comunale e attualmente espone la raccolta comunale d’arte con opere riguardanti Castel Goffredo del Novecento. Il Palazzo Gonzaga-Acerbi, risalente al 1350, occupa l’intero fronte settentrionale di piazza Mazzini. In stile neoclassico, subì diverse modifiche, la più importante nel Settecento. È stata la residenza di tutti i signori che si sono succeduti a Castel Goffredo, iniziando dai Gonzaga di Mantova. La Torre Civica, di origine medievale, appartenne alla prima cinta muraria di Castel Goffredo, con i suoi 27 metri svetta su piazza Mazzini ed è popolarmente considerata il simbolo di Castel Goffredo. La sua fondazione risale al XIII secolo e dal 1438 vi è alloggiato l’orologio pubblico. Il Torrazzo, di costruzione medievale con coronamento a sbalzo sostenuto da mensoloni, fu innalzato probabilmente nella seconda metà del XIV secolo ad uso abitazione del vicario rappresentante dei Gonzaga di Mantova. Sul lato sud corrono i portici medioevali, selciati nel 1838 con lastre arenarie di Sarnico, sotto i quali, ancor oggi, si aprono le vetrine delle numerose botteghe. Ricco di fascino è l’antico reticolo urbano Castelvecchio, che costituiva, prima del 1500, il centro urbano della città. Nel centro storico si possono visitare altri due edifici sacri: la Chiesa dei Disciplini, sita nell'omonima via Disciplini. In stile rinascimentale, fu terminata nel 1587 a navata unica per conto della “Confraternita dei Disciplini”. Possiede un campanile seicentesco e all’interno sono presenti resti di affreschi della fine del XVI secolo sulla vita di San Giovanni Battista e il pregevole altare maggiore in marmi policromi del 1772, opera degli artisti rezzatesi Angelo e Giambattista Lepreni. Ora sconsacrata, attualmente è sede di importanti mostre ed eventi culturali. La Chiesa di San Giuseppe, in stile barocco situata in via Andrea Botturi; era nel Cinquecento un edificio adibito a scuderie e artiglierie dei Gonzaga. Con decreto del 1728 del principe Filippo d’Assia, governatore di Mantova, fu ceduto alla “Compagnia del Santissimo Sacramento” che, nel 1729, lo trasformò in luogo di culto, funzione che continua a ricoprire. Tra i Palazzi accenniamo a Corte Gambaredolo, tipica corte rinascimentale costruita alla periferia est della città in via Ceresara agli inizi del Cinquecento per volontà del marchese Aloisio Gonzaga, era la residenza di villeggiatura dei signori “Gonzaga di Castel Goffredo“. Qui, nel 1592 fu assassinato Alfonso Gonzaga, marchese di Castel Goffredo. Vi risiedette anche Caterina Gonzaga, figlia di Alfonso, che nel 1615 fece erigere l’Oratorio di San Carlo. Attualmente si trova in parziale disuso. Palazzo Riva, edificato agli inizi nel Cinquecento e situato tra piazza Mazzini e via Roma, era la residenza cittadina della nobile famiglia Riva. Composto da due edifici, si conservano ancora al piano terreno il portale in marmo, un loggiato con colonne in marmo e al primo piano un salone impreziosito da affreschi e stucchi. Qui nel maggio del 1848 venne accolto Vittorio Emanuele II, futuro re d’Italia, ospite di Bartolomeo Riva. Villa Beffa in stile rinascimentale della seconda metà del XVI secolo, è sita in via Beffa a 2 km dal centro ed è appartenuta alla famiglia Beffa, residente a Castel Goffredo dal 1337. Specialità culinaria di Castel Goffredo: il Tortello amaro è un tipo di pasta ripiena simile al raviolo ed è un prodotto agroalimentare tradizionale riconosciuto dalla Regione Lombardia, tipico del solo territorio di Castel Goffredo. Viene così chiamato per la presenza nel ripieno della balsamita, un'erba aromatica localmente chiamata erba amara, detta anche erba di San Pietro. Potete assaggiarlo nelle varie osterie e ristoranti sparsi per il territorio oppure comperarne un bel vassoio presso le gastronomie del paese (una la trovate proprio nella centrale Piazza Mazzini). Castel Goffredo. Tortello amaro di Castel Goffredo. Riserva Naturale Le Bine. Questo sito non c'entra nulla con i borghi ma, visto che siamo in zona, sarebbe un peccato non nominarlo per una bella passeggiata immersi nella natura. Le Bine è stata una delle prime Oasi del WWF Italia: nasce infatti negli anni '70 del secolo scorso per tutelare la zona umida originatasi nel 18° secolo. Negli anni l'area, ormai diventata anche riserva naturale regionale del Parco Oglio Sud, ha cambiato notevolmente aspetto, assumendo quello attuale, caratterizzato da nuove zone umide, ampie fasce riforestate e una cascina interamente ristrutturata. Il percorso inizia presso il ponte sul fiume Oglio, tra i comuni di Calvatone e Acquanegra sul Chiese (MN), dove potete parcheggiare nel piazzale di fronte all'ingresso della riserva. Il tragitto che vi porta alla Cascina Le Bine è su strada sterrata immersa nel verde e circondata da boschi di alberi e arbusti autoctoni, piantati a partire dal 1995, in sostituzione dei classici pioppeti industriali. Una volta in cascina potrete continuare il cammino proseguendo verso il fiume, per arrivare all'argine, dove svoltando a sinistra, lo percorrerete fino alla strada di collegamento tra Calvatone e Acquanegra sul Chiese. A questo punto, potrete attraversare la strada e imboccare un breve tratto di ciclo pedonale posta in fianco alla provinciale, che in pochi minuti vi porterà al punto di partenza. In tutto il percorso si sviluppa in 5 km di lunghezza per circa un'ora e mezza di percorrenza. Riserva Naturale Le Bine. Riserva Naturale Le Bine. Una lunga lettura per raccontare quanto è bella la nostra Italia, fatta anche di piccole realtà che a volte brillano più di una metropoli. Alla prossima cari Outdoors! Silvia Turazza - Redazione Garda Outdoors Parco del Mincio.

Landschaften inmitten der Natur, friedliche Dörfer, die Freiluft-Filmsets sind, Wunder der Kunst und Orte voller Geschichte: Die schönsten Dörfer Italiens in der Provinz Mantua sind eine außergewöhnliche Entdeckung. Ein perfektes Ziel für ein ungewöhnliches und charmantes Wochenende nur wenige Kilometer vom Gardasee entfernt. Es ist ideal für diejenigen, die dem Chaos entfliehen, aber authentische Orte, freundliche Menschen und göttliche Speisen und Getränke lieben.

In diesem Artikel werden wir über die wichtigsten mantuanischen Dörfer sprechen, die die Geschichte dieser Region geprägt haben: Sabbioneta, San Benedetto Po, Pomponesco, Grazie di Curtatone, Castellaro Lagusello, Volta Mantovana, Solferino, Monzambano, Rivarolo Mantovano, Goito und Castel Goffredo.

Sabbioneta

Als Mantua 2008 zum UNESCO-Weltkulturerbe erklärt wurde, wurde auch Sabbioneta als ideale Renaissance-Stadt hinzugefügt. Sabbioneta war bereits ein mittelalterliches Dorf, das Ende des 15. Jahrhunderts an den Zweitgeborenen von Ludovico II Gonzaga, Gianfrancesco, übergeben wurde (beide sind in der Camera degli Sposi von Mantegna dargestellt). So entstand die Grafschaft Sabbioneta. Im 16. Jahrhundert wollte Vespasiano Gonzaga eine ideale Stadt von Grund auf neu schaffen: Er ließ den Palazzo Grande (den heutigen Palazzo Ducale – den Wohnsitz des Herzogs, als er regierte), das Teatro all’Antica (das erste feste Theater Europas, erbaut von Vincenzo Scamozzi, der auch das Teatro Olimpico in Vicenza schuf) und den Palazzo Giardino (ein Ort der Muße und Erholung) mit der Galleria degli Antichi (der längsten in Italien nach der der Kartografischen Karten im Vatikan und der der Uffizien in Florenz) errichten. Die Stadt hat die Form eines sechsspitzigen Sterns (sechs Bastionen) mit zwei Toren, die nicht auf einer Achse liegen (auch aus militärischen Gründen): die Porta Vittoria in Richtung Cremona und die Porta Imperiale in Richtung Mantua. Kurzum, auch in Sachen Befestigungen war sie hochmodern.

Sabbioneta war ein Stadtstaat: Sie prägte ihre eigene Währung, hatte eine eigene Druckerei und zwei Akademien: eine für Philosophie und eine für Mathematik. Für Vespasiano war Kultur wichtig, und jeder konnte an den Vorträgen teilnehmen. Nach dem Tod seines 15-jährigen Sohnes blieb Vespasiano leider ohne Erben. Eine weitere Ehe war erfolglos, und das Herzogtum fiel an Mantua zurück. Sabbioneta wurde jedoch nie wieder verändert, und das ist sein Glück: Sie wurde in ihrer ganzen Schönheit und mit ihrem großen historischen Erbe kristallisiert.

Sehenswert sind auch einige wunderschöne religiöse Gebäude: die Kirche Santa Maria Assunta in Cielo, das Oratorium San Rocco, die Kirche der Beata Vergine Incoronata (Vespasianos Mausoleum).

In der Nähe von Sabbioneta empfehlen wir die spektakuläre Kirche Sant’Antonio Abate in Villa Pasquali und etwas weiter nördlich die Pontonbrücke über den Navarolo-Kanal, die seit 1976 existiert (um sie zu finden, geben Sie in Ihr Navivia G. Garibaldi Sabbioneta“ ein). Die Brücke ist immer noch mit dem Auto befahrbar. Auf der anderen Seite stehen Sie vor dem Torrazzo Gonzaghesco di Commessaggio, mit einem herrlichen Blick auf das Dorf und seine bunten Häuser.

San Benedetto Po

San Benedetto Po, südlich des Flusses Po, ist eng mit der Abtei San Benedetto in Polirone verbunden, einem der wichtigsten cluniazensischen Orte Europas. Das Kloster heißt Polirone, weil es auf einer Insel zwischen dem Fluss Po und dem Kanal Lirone lag. Als der Fluss dann kanalisiert wurde, entstand der große Po, den wir heute kennen (um 1200).

Es wurde 1007 von Tedaldo di Canossa (Großvater von Matilde) auf von der Familie gespendeten Ländereien gegründet. Er baute eine kleine Kirche und übergab sie an die benediktinischen Mönche. In den folgenden 700 Jahren wurde es zu einem der größten Klosterkomplexe Italiens: Man denke nur, dass es zwischen dem 14. und 16. Jahrhundert wichtiger war als Cassino! 1420 geriet es in den Einflussbereich der Gonzaga, die es der Kongregation von Santa Giustina in Padua anvertrauten. Dies führte zur Beteiligung von Giulio Romano, der die Kirche renovierte. Die Geschichte des Klosterkomplexes endete mit Napoleon, der es 1797 auflöste. Das Erdbeben von 2012 in der Emilia, einem Grenzland, verursachte leider erhebliche Schäden, die jetzt behoben sind.

Die Mauern, die das Kloster schützten, gibt es nicht mehr, Sie wurden durch Häuser ersetzt oder in diese integriert, die das Dorf bildeten. So erstreckt sich der immense, offene und unregelmäßige Piazza Teofilo Folengo über zwei Seiten des ehemaligen Klosters. Ex-Kloster, weil es heute nicht mehr existiert: Heute (abgesehen von der Kirche) ist es im Besitz der Gemeinde, und seine Säle werden für verschiedene Aktivitäten genutzt: Es gibt einen Kindergarten, eine Bibliothek und ein Gemeindezentrum.

Links, wenn Sie auf die Kirche blicken, finden Sie den großen Kreuzgang von San Benedetto. Er hat nur zwei Seiten, weil ein Säulengang von Giulio Romano zugemauert wurde, um die inneren Kapellen der Kirche zu schaffen, während die letzte im 19. Jahrhundert abgerissen wurde. So wurde er Teil des sehr großen Platzes, eine natürliche Ecke mit einer grünen Wiese und einigen Blumen. Es ist der größte der drei verbliebenen Kreuze (von den fünf, die es waren). Wenn man hindurchgeht, bietet er ein schönes Spiel von Ausblicken mit den Arkaden und der Kirche als Hintergrund.

Wenige Schritte weiter gelangt man zum Kreuzgang von San Simeone, einer Oase der Ruhe und Stille. Er heißt so nach dem armenischen Einsiedlermönch, der hier gestorben sein soll. Es ist ein wunderschöner spätgotischer Lombardischer Stil ganz in Terrakotta, mit geometrischen Buchsbäumen und Granatapfelbäumen. Giulio Romano ließ die Gewölbe mit Geschichten aus dem Leben des Heiligen Simeon bemalen. Ein Teil ist mit dem alten Oratorium Santa Maria verbunden, dem ursprünglichen Teil der Kirche. Schließlich war dies der zentrale Kreuzgang des Klosters: Die anderen waren auf den vier Seiten angeordnet.

Das ehemalige Refektorium ist zu besichtigen und liegt direkt am Platz: Es befindet sich in der Nähe des Kreuzgangs von San Benedetto. Im 20. Jahrhundert wurde es zu einer Knopffabrik, weshalb die Fresken an der Decke und den Wänden sehr beschädigt sind. Heute beherbergt es eine unvollständige Perspektive, die Correggio zugeschrieben wird, rund um das Letzte Abendmahl von Girolamo Bonsignori. Wenn Sie näher kommen, werden Sie sehen, dass die Tischdecke aufgestickt ist. Dann gibt es noch zwei Statuen von Begarelli, den Vasari als Michelangelo der Terrakotta bezeichnete: einen San Simeone und eine Madonna aus bewehrtem Terrakotta, die dann mit Stuck bedeckt und poliert wurden, um wie Marmor auszusehen. Auch das einzige Fragment der ursprünglichen romanischen Fassade von Wiligelmo (dem gleichen Künstler wie der Dom von Modena) und einige moderne Bilder sind ausgestellt.

Im Untergeschoss befinden sich die kleinen Keller, der archäologische Teil des städtischen Museums: mantuanische Keramiken und alte Funde der Kirche. Es folgen die großen Keller aus dem 16. Jahrhundert mit der umfangreichen Sammlung von Arbeitswagen und schließlich die Werkzeuge für die Weinherstellung: Tatsächlich waren es die Mönche, die zum ersten Mal die Schaumweinherstellung von Lambrusco und Champagner in Frankreich vornahmen.

Die Abteibasilika ist das Juwel von San Benedetto Po und gehört nach wie vor zum Netzwerk der cluniazensischen Stätten. Sie wurde im Laufe der Jahrhunderte verändert: Nach der ersten alten Kirche erweiterten der Vater von Matilde und Matilde di Canossa selbst sie im romanischen und gotischen Stil. Das Genie von Giulio Romano integrierte diese Architekturen und verlieh ihnen Anmut und Homogenität. Im Detail verdoppelte er das Schiff und integrierte einen Säulengang des Kreuzgangs, um die Seitenkapellen zu schaffen. Darüber hinaus erneuerte er die Fassade von Wiligelmo, auf der im 18. Jahrhundert eine neue Fassade angebracht wurde: In der Mitte ist noch die alte Rosette zu sehen.

Die Statuen der Heiligen auf der rechten Seite des Kirchhofs verleihen Charme und sind eine ausgezeichnete fotografische Inspiration.

Im Inneren der Kirche ist das Gewölbe mit geometrischen Formen und den grotesken Figuren, einem Markenzeichen von Giulio Romano, wunderschön.

Der älteste Teil der Kirche ist in erster Linie der Altarbereich, der durch ein Metallgitter mit dem Abbild des Heiligen Benedikt verschlossen ist. Dahinter, nicht Sichtbar, befindet sich der Chor, der aus geschnitzten Holzstühlen in U-Form besteht. Hier saßen die Mönche, um zu singen, mit einem drehbaren Lesepult in der Mitte. Rund um den Apsis-Umgang stechen die Statuen aus dem 16. Jahrhundert von Begarelli hervor.

Der ursprüngliche Teil der Basilika ist jedoch das Oratorium Santa Maria, die ursprüngliche Kirche. Matilde di Canossa kehrte sie um und verband sie mit der größeren Kirche, die sie gerade baute. Hier befindet sich das erste Grab von Matilde di Canossa, da sie 3 km von hier entfernt starb. Sie liegt immer noch in der Apsis, mit einem Bodenmosaik aus dem Jahr 1151, das die vier Kardinaltugenden und einige Symbole im Zusammenhang mit der Figur von Matilde darstellt.

Auf der anderen Seite der Kirche befindet sich das zweite Grab von Matilde aus dem 16. Jahrhundert, das von vier roten Löwen getragen wird. 1633 wurde der Körper dann in die Basilika San Pietro in Rom verlegt. Daneben die Sakristei mit den großen Holzschränken und den geometrischen Fresken mit grotesken Figuren, die ebenfalls von Giulio Romano stammen.

In der Nähe von San Benedetto Po empfehlen wir die Pontonbrücke von Torre Oglio, die älteste Pontonbrücke des Oglio. Bis zum Jahr 2000 gab es den Beruf des Brückenwärters, der sie verwaltete. Ein historischer Beruf, der von Generation zu Generation weitergegeben wurde. Er wurde nun durch automatisierte Systeme ersetzt, die jedoch weniger empfindlich auf die Bedingungen des Flusses reagieren: Beim geringsten Alarm wird die Brücke für den Verkehr geschlossen, während der Brückenwärter dynamischer die Bedingungen einschätzen konnte und sie nur schloss, wenn es wirklich notwendig war. Genau hier drehte Ligabue eine Szene von „Radiofreccia“.

Pomponesco

Das Dorf Pomponesco liegt am linken Ufer des Po und seine Geschichte war schon immer eng mit dem Fluss und dem Handel verbunden, der hier betrieben wurde: Es hat einen eigenen kleinen Hafen und bewahrt immer noch die Atmosphäre und das Flair eines Flussdorfes. Das Gebiet von Pomponesco wechselte die Besitzer zwischen Etruskern und Galliern, aber sein Name stammt aus der Zeit, in der sich die römische Familie Pompea in der Gegend niederließ. Diese Familie war nicht die einzige, die die mantuanische Region schätzte, und das Dorf landete im Besitz verschiedener mächtiger Eigentümer, wie den Este, dem Bistum Cremona und den Gonzaga von Mantua.

Es war ein Gonzaga, der das Schicksal von Pomponesco für immer prägte und das kleine Dorf in einen idealistischen und glorreichen Traum verwandelte: Giulio Cesare Gonzaga. Der am Zeichentisch entworfene städtebauliche Plan stellte die Struktur des ruhigen Flussdorfes auf den Kopf. Hier richtete Giulio Cesare seine Residenz ein und brachte seine Familie mit, was Pomponesco enormes Ansehen verlieh. Nach dem Ende der Gonzaga-Dynastie und dem Verlust der Bedeutung des Handels auf dem Fluss bleibt Pomponesco auch heute noch ein Juwel von unschätzbarem Wert, das in der Ruhe der Mantuaner Landschaft schwebt.

Der städtebauliche Grundriss von Pomponesco ist seit den Zeiten von Giulio Cesare Gonzaga praktisch unverändert geblieben. Er ließ von der zentralen Burg zwei Hauptstraßen ausgehen, die die Siedlung in vier verschiedene und symmetrische Bereiche aufteilten, die auch heute noch sichtbar sind. Anstelle der alten Burg des Marchese, die im 18. Jahrhundert von den Franzosen abgerissen wurde, befindet sich heute jedoch die wunderschöne Piazza XXIII Aprile. Sie ist von Palästen mit Arkaden umgeben, in denen einst die Höflinge der Gonzaga lebten. Fast alle Gebäude, die den Platz umgeben, stammen aus der Zeit zwischen 1590 und 1630, und viele haben noch ihre originalen Holzdecken und in seltenen Fällen auch Fresken aus dieser Epoche. Die Piazza XXIII Aprile ist nicht nur architektonisch wunderschön, sondern beherbergt auch elf Restaurants, Läden, Osterien und typische Enotheken.

Auf dem Platz befinden sich, einander gegenüber, das Rathaus und die Kirche Santa Felicita e dei Sette Fratelli Martiri aus dem 14. Jahrhundert, die mit ihren hohen Türmen die Silhouette des Platzes prägen. Ein weiterer Ort von großem Interesse ist der elegante Palazzo Cantoni. Er war einst Eigentum einer wohlhabenden jüdischen Familie, die nach Pomponesco zog, um kommerzielle Aktivitäten auszuüben. Ein berühmter Nachkomme dieser Familie ist Alberto Cantori, ein berühmter Schriftsteller, der heute auf dem jüdischen Friedhof in der Nähe des Palastes ruht.

Das Teatro 1900 vervollständigt das kulturelle Angebot des kleinen Pomponesco. Es ist eines der Dorf-Theater, die im letzten Jahrhundert in der Po-Ebene sehr verbreitet waren. Zu den Events und Ereignissen, die Pomponesco zu einem Zentrum für Geschichte und Kultur machen, gehört auch die Tatsache, dass die Stadt nicht nur der Geburtsort des bereits erwähnten Cantori war, sondern auch von Gerolamo Trenti, einem der bekanntesten Vertreter der lombardischen Landschaftsmalerei im 19. Jahrhundert. Das Dorf wurde auch mehrmals von berühmten Regisseuren als Drehort für ihre Filme gewählt: Zavattini, Soldati, Bertolucci und sogar Brass und Terence Hill haben die szenische Suggestion des Dorfes genutzt und es zum Drehort für ihre Szenen gemacht.

Nur wenige Kilometer vom Dorf entfernt liegt das regionale lombardische Naturschutzgebiet Garzaia di Pomponesco. Es ist eine Fläche von 23 Hektar Wald, in dem sich zahlreiche weiße Weiden befinden. Es ist die Heimstätte von Vogelarten wie Nachtreihern, Seidenreihern, Italienischen Rittern und Eulen. Im schönen Hafen von Pomponesco können Sie typische „casoni“ am Fluss bewundern. Wenn Sie den Uferweg des Po entlanggehen, können Sie Flussbiegungen und sandige Ufer entdecken, die früher als Sommerkolonien für Kinder genutzt wurden und heute ein Ort für Ausflüge, Spaziergänge und absolute Entspannung sind.

Zu den wichtigsten Events in Pomponesco gehört das Festa del Ringraziamento Pomponesco, das im November stattfindet und vom Verein der Jungen Bauern von Pomponesco organisiert wird. Es ist eine Feier zu Ehren des Erntedankfestes, bei dem die Bauern dem Herrn für die im Laufe des Jahres eingebrachte Ernte danken. Sie können typische Produkte probieren und ungewöhnliche Wettbewerbe mit landwirtschaftlichen Fahrzeugen sehen. Ende August finden hingegen zwei wirklich kuriose Dorffeste statt. Das erste ist dem „Lùadèl“ gewidmet, einer Brotsorte, die in dieser Gegend sehr schmackhaft und berühmt ist und schon zu Zeiten der Gonzaga verwendet wurde, um die richtige Temperatur der Hausöfen zu prüfen. Sein Name stammt vom WortHefe“ ab. Um es das ganze Jahr über zu probieren, können Sie die Bäckerei Il Cesto besuchen. Das zweite Festival am Ende des Sommers ist das des „Pulàc“. Der Name leitet sich von „pulàca“ ab, was im Mantuaner Dialekt so viel wie Faulheit und Unlust bedeutet: Das Pulàc-Festival kürt auf humorvolle Weise den faulsten Kandidaten des Dorfes in einer feierlichen und festlichen Atmosphäre. An Ostern hingegen findet in den Straßen des Dorfes ein szenografischer Kreuzweg statt, bei dem Dutzende von Komparsen die biblische Szene mit aufrichtiger Anteilnahme und tiefem christlichem Geist nachstellen und so ein Event schaffen, das Sie nicht verpassen sollten.

Grazie di Curtatone

Grazie di Curtatone, ein Fischerdorf, entstand um das Heiligtum der Seligen Jungfrau Maria der Gnaden herum. Auch heute noch ist es eine Ansammlung von wenigen Häusern, die sich um den großen Piazzale Santuario gruppieren, auf dem die große Kirche steht.

Zwischen dem Schilf gab es einen Altar mit einem Bild der Madonna mit Kind, dem die Fischer des Mincio Gebete und Votivgaben für einen reichen Fang darbrachten. So entstand das Dorf im 11. bis 12. Jahrhundert. 1398, als die Pest Mantua heimsuchte, machte auch Francesco Gonzaga ein Votivgelübde an die Madonna delle Grazie. Die Stadt wurde gerettet, und der Architekt Bartolino da Novara errichtete ein großes gotisches Heiligtum, das den Franziskaner-Brüdern anvertraut wurde. Vermächtnisse und Spenden machten den Komplex reich: Einige große mantuanische Familien bauten hier ihre Kapellen, und sogar Giulio Romano wurde gerufen, um die Kirche zu verschönern. Daher hat das Heiligtum Formen aus dem 16. Jahrhundert. Seine Arbeit ist vor allem im Inneren zu sehen. Insbesondere wurde der Komplex als Mausoleum für einige Mitglieder der Familie Gonzaga, darunter Baldassarre Castiglione, genutzt. Doch dann verlor es an Bedeutung: 1782 wurde das Heiligtum in ein Krankenhaus umgewandelt. Die spätere napoleonische Plünderung beraubte es der wichtigsten Votivgaben.

Im Inneren, in den Fresken der Lünetten des Säulengangs, wird die Geschichte der Kirche (von rechts nach links) dargestellt: von der Kapelle der Fischer über die Pest und das Gebet von Francesco I. (1399) bis hin zu den Arbeiten und der Einweihung im Jahr 1406. Äußerlich ist das Heiligtum nicht besonders auffällig, während es innen sehr besonders, um nicht zu sagen seltsam, ist. Es hängt sogar ein Krokodil herab. Besonders auffällig sind die Bühnenbilder im Kirchenschiff mit den vielen Votivgaben: lebensgroße Figuren mit Kleidern und Rüstungen, die von den Franziskanern, die das Kloster leiteten, speziell angefertigt wurden. In jeder Lünette wird der Moment dargestellt, in dem die Madonna eingegriffen hat (alles wird in Terzinen darunter beschrieben – Sie werden unglaubliche Geschichten finden). Dann sind an den Säulen Votivgegenstände mit Körperteilen aus Wachs (die heilen sollten) angebracht: Herzen, Hände, Nasen, Brüste. Das ist reine volkstümliche Frömmigkeit. Oben rechts am Ende sind die großen Persönlichkeiten dargestellt, die hierher gekommen sind: Papst Pius II Piccolomini, Kaiser Karl V und Philipp II.

Auf den Seiten des Kirchenschiffs befinden sich die Kapellen der reichsten Familien Mantuas. Sie sind mit Gittern verschlossen, weil sie mit Gold verziert sind. Die erste auf der rechten Seite ist die Kapelle San Bonaventura mit Fresken von Giulio Romano an der Decke und dem Grab von Baldassarre Castiglione. Auf dem Hochaltar befindet sich die sehr alte Madonna delle Grazie, und der wunderbare Votivtempel, der von Giulio Romano entworfen wurde, rahmt sie ein.

Wir weisen auch auf die Fiera delle Grazie hin, die es bereits seit 1425 gibt. Sie findet jedes Jahr am 15. August auf dem großen Kirchplatz statt und zeigt die Madonnari, die den Platz mit farbigen Kreiden bemalen. Was Sie in Grazie di Curtatone auch tun können? Eine Fahrt auf dem Fluss Mincio. Gehen Sie die kleine Straße hinter der Kirche entlang, die zu einem wunderschönen Park am Flussufer führt. Dort gibt es die Anlegestelle für eine Bootsfahrt mit I Barcaioli del Mincio. Sie können die Flora und Fauna der Region sehen und im Hochsommer die spektakuläre Blüte der Lotusblumen bewundern. Ein einzigartiger Ausflug.

Castellaro Lagusello

Castellaro Lagusello ein winziges Dorf, das Borghetto sul Mincio die Vorherrschaft unter den meistbewunderten und -besuchten Orten der Moränenhügel am Gardasee streitig macht. Es teilt zudem seine Ursprünge und seine Struktur: Abgesehen von den Pfahlbausiedlungen aus der Bronzezeit in der Gegend des angrenzenden Teichs, bezieht es sich auf seine Eigenschaften als befestigtes Dorf vom Jahr 1000 bis zum 17. Jahrhundert. In diesem Jahrhundert änderte es seine typische Form, um zur Residenz der Grafen Arrighi zu werden.

Wenn man eintritt, durchquert man ein Tor, das einst mit einer Zugbrücke ausgestattet war. Es wird von einem quadratischen Turm überragt, der kürzlich restauriert und begehbar gemacht wurde. Wenn Sie die barocke Kirche, die dem Heiligen Nikolaus geweiht ist, links liegen lassen, folgen Sie der einzigen Straße, die zu dem Platz führt, auf den die Villa Arrighi aus dem 19. Jahrhundert blickt, und zum darunterliegenden kleinen See. Dieser ist eine Fauna– und Flora-Oase von eindrucksvoller Schönheit und bemerkenswertem Interesse.

Die Gebäude bestehen aus Häusern aus Stein und Putz, in der Regel zweistöckig. Sie wurden restauriert und sehr gut gepflegt. Dies ist ein Zeichen für die Sorgfalt, die die Einwohner aufwenden, um den Besuch für die vielen Touristen, die hierherkommen, angenehm zu gestalten.

Um nach Castellaro zu gelangen, folgen Sie der Gemeindestraße, die von Pozzolengo nach Cavriana führt: Von hier aus, nur wenige hundert Meter vor dem Dorf, haben Sie die Möglichkeit, das charakteristische Profil zu beobachten, sowie die Verbindung zum darunterliegenden kleinen See und der schönen Landschaft, die sich nach Westen erstreckt. Auch von diesem Punkt aus können Sie in eine unbefestigte Straße einbiegen, die um den kleinen See herumführt, ohne jedoch an seine Ufer zu gelangen. Sie sind größtenteils von einer dichten, autochthonen Vegetation bedeckt, die das Erreichen des Ufers erschwert.

Von hier aus in Richtung Monzambano, einem Ortsteil von Castellaro Lagusello, öffnet sich eine sehr besondere ländliche Welt, eine „kleine Toskana“ aus sanften Hügeln, die mit Bauernhäusern übersät ist. Obwohl es nicht das Gefühl und die Weite der großen Schwester hat, bleibt es für den neugierigen und aufmerksamen Besucher sehr angenehm.

Volta Mantovana

Volta Mantovana, das eine besonders angenehme geografische Lage genießt, hat sich wie fast alle mantuanischen Dörfer seit frühesten Zeiten als eine für die Besiedlung günstige Siedlung erwiesen. Was Volta zu einem Ziel macht, für das es sich lohnt anzuhalten, ist der Palazzo Gonzaga: Es ist bekannt, dass dieser Familienname in der Gegend sehr verbreitet ist und immer ein Garant für Überreste von großem künstlerischem und historischem Wert ist. In dem Gebiet, in dem sich die Familie Gonzaga niedergelassen und ausgebreitet hat, übte sie in der Tat jahrhundertelang ununterbrochen die Herrschaft aus, was eine Entwicklung von Traditionen und Bräuchen ermöglichte, die nahezu intakt bis in unsere Zeit überliefert wurden.

Das wahre Juwel dieses Ortes sind zweifellos die Gärten des Palastes. Sie wurden 1527 angelegt und sind ein wunderschönes Beispiel für einen italienischen Garten, der sich über zwei Terrassen mit Balustraden erstreckt, die durch eine Treppe miteinander verbunden sind. Erst in jüngerer Zeit wurden zwei weitere untere Ebenen für die Bedürfnisse der Marchese Cavriani hinzugefügt, die in dem Gebäude wohnten. Sie wurden nämlich entworfen, um das Freilichttheater für die Gäste aufzunehmen, zwischen der Exedra und der Loggia, die sie an den kurzen Seiten begrenzen und die als Bühnenbild und Bühne dienten.

Das mantuanische Gebiet ist unter anderem für seine gastronomischen Traditionen berühmt, deren Ursprünge in der alten Aufmerksamkeit der adligen Dynastie für gute Küche und Gastfreundschaft zu finden sind. Das Dorf erinnert in der Tat an die Existenz eines typischen lokalen Weins, der inzwischen ausgestorben ist. Er fand sogar am französischen Hof Gefallen: der Vernazza di Volta Mantovana. Historische Nachstellungen alter Bankette, aber vor allem eine flächendeckende Verbreitung von Lokalen, Restaurants und Trattorien, lassen Aromen weiterleben, die einst nur wenigen bekannt waren. Eine Vielzahl von Gerichten, die auf lokalen Produkten basieren – vor allem dem Kürbis – machen dieses Land zu Recht berühmt.

Solferino

Solferino, dessen Name untrennbar mit der epischen Schlacht vom 24. Juni 1859 verbunden ist, die das Schicksal des Zweiten italienischen Unabhängigkeitskrieges entschied, indem sie die Österreicher zwang, die Lombardei zu verlassen und sich hinter den Fluss Mincio zurückzuziehen, ist ein kleines und wunderschönes Dorf auf den Moränenhügeln des Gardasees.

Solferino war einst um die Festung von Orazio Gonzaga aus dem 16. Jahrhundert herum angesiedelt, deren Eingangsportal, ein Teil der Mauern, der Wachturm und die Kirche San Nicola noch heute auf der Piazza Castello stehen, einem der schönsten im Mantuaner Gebiet: Er hat eine rechteckige Form, ist teilweise von den alten Mauern und teilweise von einer Häuserzeile umgeben und bietet ein weites Panorama, das bis über den Gardasee hinausreicht.

Der höchste Hügel des Dorfes erhebt sich nur 206 Meter über dem Meeresspiegel, bietet aber ein sehr weites Panorama. Dort steht seit 1022 eine Rocca, eine majestätische quadratische Konstruktion von 23 Metern Höhe. Sie wurde 1315 von dem Herrn von Mantua Rinaldo Bonacolsi genannt „Passerino“ erworben, 1611 restauriert und in der Zeit des RisorgimentoLa Spia d’Italia“ (Der Spion Italiens) genannt, da ihre obere Terrasse ideal war, um die Truppenbewegungen in Richtung Veneto und bis zum Gardasee zu kontrollieren. Umgeben von den spitzen Zypressen eines großen Parks, wurde die Rocca 1880 von der Società Solferino e San Martino erworben und restauriert. In ihrem kleinen Museum werden Relikte aufbewahrt, die auf dem Schlachtfeld gefunden wurden, während entlang der Rampe, die zur Panorama-Terrasse führt, Dokumente zur Geschichte der Rocca und der Münzstätte der Gonzaga von Solferino ausgestellt sind. In der „Sala dei Sovrani“ hängen die Porträts von Viktor Emanuel II und Napoleon III, den siegreichen Monarchen in der Schlacht von Solferino gegen die Truppen von Franz Joseph von Österreich.

Die historische Bedeutung jenes berühmten militärischen Vorfalls führt dazu, dass jede Ecke des Dorfes in gewisser Weise daran erinnert. Zuerst mit dem 1931 gegründeten Museum des Risorgimento von Solferino und San Martino, dessen drei Säle Dokumente, Relikte, Waffen und Gemälde zur Schlacht vom 24. Juni 1859 und zum Risorgimento im Allgemeinen ausstellen. Es gibt Relikte aus der italienischen Geschichte von 1796 bis 1870, also von der ersten Niederlage von Napoleon bis zur Einnahme von Rom. Die Besucher können sich französische Karabiner, österreichische Gewehre und italienische Musketen ansehen. Es gibt auch Kürasse der französischen Garde, die vollständigen Uniformen der französischen Zuaven mit roten Hosen und blauen Westen, die weißen Uniformen der Österreicher, Alltagsgegenstände und die Soldbücher der französischen Soldaten, sowie drei Marionetten, die die Uniformen der französischen Soldaten darstellen. Interessant ist der Vergleich zwischen einer französischen Vier-Pfund-Kanone mit gezogenem Lauf und einer österreichischen 150-mm-Haubitze mit glattem Lauf: Die erstere sicherte mit ihrem gezogenen Lauf eine doppelte Reichweite von bis zu drei Kilometern und war entscheidend für den Sieg der Franzosen. Unter den Dokumenten in den Vitrinen finden sich ein eigenhändiger Befehl von Napoleon III., eine Eintrittskarte für das militärische Krankenhaus und sogar eine Kopie einer persischen Zeitung, die über die Schlacht berichtete. Neben dem Museum (das eine Außenstelle in San Martino della Battaglia in der Gemeinde DesenzanoBS hat) führt ein leichter Anstieg und eine Zypressenallee zur kleinen Kirche San Pietro in Vincoli. Sie wurde 1870 von der Gesellschaft in eine Beinhaus-Kapelle umgewandelt. In ihrer Apsis sind 1.413 Schädel ohne Unterscheidung der Nationalität aufbewahrt, sowie die Überreste von etwa 7.000 Gefallenen der Schlacht (nur vier Skelette wurden wieder zusammengesetzt). Links vom Eingang befindet sich eine Bronzebüste von Napoleon III., die zum hundertsten Jahrestag des Todes des Kaisers aufgestellt wurde. Rechts befindet sich eine kleine steinerne Pyramide, die an den französischen General Auger erinnert, der am 24. Juni in Cà Morino verwundet wurde und in Castiglione delle Stiviere starb. An der Fassade der Kirche stellen zwei Mosaiken San Pietro und den Erlöser dar. Sie werden von einer Statue der Madonna mit zwei Engeln überragt. Fünf Büsten von ebenso vielen französischen Generalen, die auf dem Schlachtfeld des Feldzugs in Italien fielen (zwei von ihnen in Solferino selbst), stehen sich am Eingang des Tempels gegenüber.

Antiquitätenmarkt von Solferino

Wenn Sie eine Leidenschaft für antike Objekte haben oder einfach nur neugierig sind, markieren Sie den zweiten Sonntag im Monat (von März bis Dezember) in Ihrem Kalender und verbringen Sie ein paar Stunden auf der Piazza Castello aus dem 16. Jahrhundert. Es wird eine angenehme Überraschung sein, auf ein seltenes Stück oder einen besonderen Gegenstand zu stoßen.

Monzambano

Das Complesso di San Michele ist eine Ansammlung von Gebäuden, die den kleinen Ort seit frühesten Zeiten prägt und hauptsächlich aus einer Burg und einer dem Erzengel Michael geweihten Kirche besteht. Letztere existierte mindestens seit 1400, wurde aber im 18. Jahrhundert, genauer gesagt zwischen 1743 und 1777, umgebaut und erweitert. Dies zeigt sich an der Fassade, die auf die für den Barock typische Fantasie und Kreativität verweist, obwohl auch einige Anklänge an den Neoklassizismus zu finden sind, wie zum Beispiel am hohen Sockel oder am dreieckigen Giebel. Im Inneren hat die Kirche eine Struktur mit einem einzigen Schiff (damals bekannt als „predicatoria“), mit einem Tonnengewölbe, das von nischenförmigen Kapellen gestützt wird, die als Strebepfeiler dienen. An den Seiten des Schiffs befinden sich sechs Kapellen mit verschiedenen Altären, die dem Gekreuzigten, der Jungfrau und verschiedenen Heiligen gewidmet sind und durch diverse Kunstwerke der Zeit verschönert sind.

Wie bereits erwähnt, steht neben der Kirche das Castello di Monzambano, eine alte Festung auf einer Anhöhe, die das Zentrum des Dorfes überragt. Es bewahrt noch heute seinen ursprünglichen städtebaulichen Grundriss. Das Gebäude stammt aus der Zeit um das 11. Jahrhundert und wurde aller Wahrscheinlichkeit nach zur Verteidigung der Bevölkerung gegen die Barbareneinfälle erbaut. Im Laufe der Jahrhunderte gehörte es verschiedenen lokalen Adelsfamilien, bevor es ab 1495 unter die direkte Kontrolle der Republik Venedig und schließlich in der Napoleonischen Zeit wieder unter die Herrschaft von Mantua geriet.

Ein weiterer Ort, der eng mit der Geschichte von Monzambano und seiner Fähigkeit verbunden ist, sich gegen fremde Invasionen zu verteidigen, ist die Ponte dei Carabinieri, eine Brücke, die berühmt ist, weil sie der Schauplatz eines der größten Siege der lokalen Truppen war: Im Laufe des Dritten Unabhängigkeitskrieges (genau am 24. Juni 1866) fielen die österreichischen Truppen in die Gemeinde ein, aber die Infanterie und Kavallerie unter Führung von General Giuseppe Salvatore Pianell schlugen den Angriff zurück und sicherten die Unabhängigkeit der Region.

Die Landschaft von Monzambano ist reich an Reben und Olivenbäumen, die dank eines recht milden Klimas kräftig und üppig wachsen. Es ist kein Zufall, dass die Gemeinde sowohl den TitelStadt des Weins“ als auch „Stadt des Olivenöls“ erhalten hat. Generell ist die gesamte Region des Alto Mantovano eine wahre Schatzkammer, die Dutzende von absolut köstlichen typischen Produkten beherbergt, die in die lokale Kochkunst eingegangen sind. Hier ist die Grundlage der Küche zweifellos das Schweinefleisch, von dem nichts verschwendet wird und aus dem absolut hochwertige Wurstwaren wie Cotechino, roher Schinken, Pancetta und natürlich Salami Mantovano hergestellt werden. Ebenso bemerkenswert ist die Produktion von Grana Padano Käse, die in der gesamten Region um Monzambano weit verbreitet ist. Wenn wir über Pasta sprechen, müssen wir zumindest die „fuiàde“ (Tagliatelle) trocken oder in Brühe und die „bìgoi“ erwähnen. Sie sind eine Art sehr robuste Spaghetti, die wegen der hohen Anzahl von Eiern für ihre Zubereitung verwendet werden. Der Hecht ist der perfekte Süßwasserfisch, um die lokale Tradition kennenzulernen. Er wird mit einer Sauce und frischer, weicher oder gerösteter Polenta serviert. Zum Abschluss die Süßspeisen: Zu den berühmtesten gehören „sùgol“, eine süße Creme aus Weizenmehl, und die „chisòle“, flache Kuchen, die mit frischem Schmalz zubereitet werden, besonders anlässlich des Festes des Heiligen Antonius am 17. Januar.

Rivarolo Mantovano

Zwischen Bozzolo und Commessaggio, direkt unterhalb des Flusses Oglio, liegt die Gemeinde Rivarolo Mantovano. Ihr Name stammt von einem Wasserlauf, der um die alte Pfarrei Santa Maria in Ripa d’Adda verlief, die außerhalb des heutigen Zentrums lag. „Ripa“ bedeutet nämlich „Ufer“. Das Wappen zeigt einen Fisch, der auf die lokale Legende eines großen Fisches verweist, der einen Krieger vor der Schlacht rettete, indem er ihn auf seinem Rücken ans Ufer trug. Das Gebiet wurde vor allem von der Familie Gonzaga, insbesondere von Vespasiano, entwickelt, der als guter Architekt den Grundriss entwarf. Die äußeren Mauern überraschen durch die Anwesenheit von drei monumentalen Toren.

Das wichtigste Merkmal des städtischen Gefüges der Altstadt von Rivarolo ist zweifellos der orthogonale Grundriss seiner Straßen, die regelmäßige Blöcke bilden. Sie gelangen zum Hauptplatz, der einst Piazza Grande (heute Piazza Finzi) genannt wurde. Hier befinden sich die wichtigsten Gebäude, vom Palazzo Pretorio (dem heutigen Rathaus) bis zum Palazzo der Grafen Penci. Alle Gebäude entlang der beiden längeren Seiten sind nicht nur architektonisch bedeutend, sondern auch durch einen breiten Säulengang gekennzeichnet, in dem die wichtigsten Geschäfte untergebracht sind.

Schließlich möchten wir noch Cividale erwähnen, einen Ortsteil von Rivarolo, der die Sommerresidenz von Herzog Vespasiano war. Hier widmete er sich der Jagd und den damaligen Vergnügen. Machen Sie es ihm nach und gönnen Sie sich eine wahre herrschaftliche Pause in diesem Juwel von Dorf.

Goito

Goito liegt in einem vorwiegend flachen Gebiet, das 15 Kilometer von der Stadt Mantua entfernt ist. Die kleine Stadt liegt am Ufer des Flusses Mincio, war die Heimat von Sordello und ist als wichtige Festung bekannt, von der ein Turm und die Schachbrettstruktur des Dorfes erhalten geblieben sind. Das in der Römerzeit erbaute Dorf ist eines der ältesten Zentren der Lombardei.

Wenn Sie die Ponte della Gloria überqueren, finden Sie links das Denkmal für den Bersagliere und rechts die Bronzebüste des Generals La Marmora. Die Basilika San Pietro im Barockstil wurde 1729 von Giovanni Maria Borsotto erbaut. In der Nähe der Kirche steht die Villa Moschini, eine der historischen Residenzen, die von den Gonzaga gebaut wurde und im 16. Jahrhundert ihre größte Pracht erreichte. Bemerkenswert ist auch ihr herrlicher Park.

Castel Goffredo

Das Gebiet von Castel Goffredo war seit der Vorgeschichte bewohnt, und es gibt weitreichende Siedlungen aus der Bronzezeit (1800-1200 v. Chr.). Wichtige Funde haben eine etruskische Präsenz belegt, während es zahlreiche Siedlungen aus der Römerzeit gibt und der städtebauliche Grundriss von Castel Goffredo auf diese historische Periode zurückgeht.

Diese Epoche wird auch durch verschiedene Inschriften bezeugt, von denen einige der Familie von Publius Vergilius Maro zugeschrieben werden können, dem großen lateinischen Dichter, der laut Professor Nardoni von der Universität Cassino im Gebiet von Goffredo geboren wurde. Ein langobardisches Basrelief aus dem 7. bis 8. Jahrhundert, das im Oratorium San Michele aufbewahrt wird, ist das älteste Zeichen der christlichen Präsenz in dieser Gemeinde. In karolingischer Zeit gehörte Castel Goffredo zur Grafschaft Brescia. Als Grenzland zwischen dem brescianischen Gebiet, zu dessen Diözese es gehörte, und dem mantuanischen Gebiet, gab es sich 1337 freiwillig der Gemeinde Mantua und damit den Gonzaga hin. Nach wechselnden Geschicken (Herrschaft der Visconti, der Gonzaga, wieder der Visconti, der Venezianer und schließlich wieder der Gonzaga) wurde Castel Goffredo 1515 zur Hauptstadt eines kleinen Staates, zu dem auch Castiglione delle Stiviere und Solferino gehörten. Er wurde von Marchese Aloysio Gonzaga regiert, dem sein erstgeborener Sohn Alfonso folgte. Dieser wurde 1592 in der Corte di Gambaredolo von seinem Neffen Rodolfo, dem Bruder von San Luigi, ermordet. Rodolfo wiederum fiel am 3. Januar 1593 einer Volkswut zum Opfer und wurde an der Schwelle der Prepositurale di Sant’Erasmo getötet. In Folge dieser Ereignisse wurde Castel Goffredo dem Herzogtum Mantua angegliedert, mit dem es 1707 unter österreichische Herrschaft fiel, dann unter französische (1801-1814) und danach wieder unter österreichische. Im Jahr 1848 war Castel Goffredo das antiaustriarische Verschwörungszentrum des Alto Mantovano und zählte die Anwesenheit zahlreicher Patrioten unter der Führung des Kastellans Giovanni Acerbi, der später Intendant der Mille von Garibaldi werden sollte. Die Verschwörung wurde aufgedeckt und führte zur tragischen Geschichte der Märtyrer von Belfiore. Im Jahr 1859, nach der Schlacht von Solferino und San Martino, in die auch das Gebiet von Castel Goffredo verwickelt war, wurde die Stadt dem Königreich Sardinien angegliedert und 1861 Teil des Königreichs Italien. Das Jahr 1925 markierte den wirtschaftlichen und industriellen Wendepunkt von Castel Goffredo: Es wurde nämlich die erste Strumpffabrik, die NO.E.MI., eröffnet, die die Geschichte der Industrialisierung des Gebiets schreiben sollte.

Das Herz der Stadt ist die Renaissance-Piazza Mazzini, die mit dem alten Forum Romanum übereinstimmt. Auf den Platz führen einige der Gassen der Altstadt, die bis zum letzten Jahrhundert von massiven Mauern geschützt war. An den Seiten des Rechtecks, das den Platz bildet, befinden sich historische Gebäude, die die Machtsymbole der Stadt darstellen. An erster Stelle steht die Erzpriesterkirche Sant’Erasmo. Im Renaissance-Stil ist sie asymmetrisch zur Achse des Platzes angeordnet. Sie wurde in der zweiten Hälfte des 15. Jahrhunderts erbaut, 1516 erweitert und zwischen 1588 und 1590 von Bernardino Facciotto, dem Architekten des Herzogs von Mantua Guglielmo Gonzaga, im Auftrag von Marchese Alfonso Gonzaga, dem Herrn von Castel Goffredo, wieder aufgebaut. Sie hat einen Grundriss in Form eines lateinischen Kreuzes, ist in drei Kirchenschiffe durch Säulen aus Botticino-Marmor unterteilt und reich an künstlerischen Zeugnissen, darunter verschiedene datierte Gemälde, ein bereits im 15. Jahrhundert berühmtes hölzernes Kruzifix für seine wundertätigen Erscheinungen, eine schöne Holzstatue der Thronenden Madonna mit Kind aus dem 15. Jahrhundert. Auch die Marmoraltäre sind von großem Wert. Sie sind meisterhaft mit Intarsien und Halbedelsteinen verziert. Von der alten Kirche Santa Maria del Consorzio, die abgerissen wurde, um einem Wohnhaus Platz zu machen, sind die polygonale Apsis mit Schirmgewölbe, einige Inschriften der Aloysio-Familie und das Portal aus weißem Marmor (1532) erhalten geblieben, die sich an der Seite der Kirche befinden, sowie einige Fresken aus dem 16. Jahrhundert und der Glockenturm aus dem 15. Jahrhundert mit Biforien und Monoforien.

Der Palazzo Municipale, das „Haus der Gemeinde“ genannt, ist ein Gebäude aus dem Jahr 1330, das 1490 umgestaltet wurde. Es wurde auf den Strukturen des alten Palazzo della Ragione erbaut, von dem die Fassade mit einem Teil der Loggia erhalten geblieben ist. Im neoklassizistischen Stil ist die Fassade in zwei Teile unterteilt: Im Erdgeschoss befindet sich die „Loggia delle grida“, wo sich die Versammlung traf, und darüber der Gemeinderatssaal mit einer bemalten Decke, der im 19. Jahrhundert das kommunale Theater beherbergte und heute die städtische Kunstsammlung mit Werken aus Castel Goffredo aus dem 20. Jahrhundert ausstellt.

Der Palazzo Gonzaga-Acerbi aus dem Jahr 1350 nimmt die gesamte Nordseite der Piazza Mazzini ein. Im neoklassizistischen Stil wurde er mehrmals verändert, die wichtigste Änderung war im 18. Jahrhundert. Es war die Residenz aller Herren, die sich in Castel Goffredo ablösten, beginnend mit den Gonzaga von Mantua.

Der Stadtturm mittelalterlichen Ursprungs gehörte zur ersten Umfassungsmauer von Castel Goffredo. Mit seinen 27 Metern ragt er über die Piazza Mazzini und wird allgemein als das Symbol von Castel Goffredo angesehen. Seine Gründung geht auf das 13. Jahrhundert zurück, und seit 1438 beherbergt er die öffentliche Uhr. Der Torrazzo aus dem Mittelalter mit seinem vorspringenden, von Konsolen gestützten Abschluss wurde wahrscheinlich in der zweiten Hälfte des 14. Jahrhunderts als Wohnhaus für den Vikar errichtet, der die Gonzaga von Mantua vertrat. Auf der Südseite befinden sich die mittelalterlichen Arkaden, die 1838 mit Sandsteinplatten von Sarnico gepflastert wurden. Hier öffnen sich auch heute noch die Schaufenster zahlreicher Geschäfte. Von großem Charme ist das alte städtische Netzwerk Castelvecchio, das vor 1500 das Stadtzentrum bildete.

In der Altstadt können Sie zwei weitere sakrale Gebäude besichtigen: die Kirche der Disciplini in der gleichnamigen Via Disciplini. Im Renaissance-Stil wurde sie 1587 im Auftrag der „Confraternita dei Disciplini“ mit einem einzigen Schiff fertiggestellt. Sie hat einen Glockenturm aus dem 17. Jahrhundert. Im Inneren gibt es Überreste von Fresken aus dem späten 16. Jahrhundert über das Leben des Heiligen Johannes des Täufers und den wertvollen Hochaltar aus polychromem Marmor aus dem Jahr 1772, ein Werk der Künstler Angelo und Giambattista Lepreni aus Rezzato. Sie ist heute entweiht und dient als Ort für wichtige Ausstellungen und kulturelle Veranstaltungen. Die Kirche San Giuseppe im Barockstil, die sich in der Via Andrea Botturi befindet. Im 16. Jahrhundert war es ein Gebäude, das als Stall und Artillerie-Depot der Gonzaga genutzt wurde. Mit einem Dekret des Prinzen Philipp von Hessen, des Gouverneurs von Mantua, aus dem Jahr 1728 wurde es der „Compagnia del Santissimo Sacramento“ übergeben, die es 1729 in eine Kultstätte umwandelte, eine Funktion, die es immer noch erfüllt. Zu den Palästen gehören die Corte Gambaredolo, ein typischer Renaissance-Hof, der am östlichen Stadtrand in der Via Ceresara zu Beginn des 16. Jahrhunderts im Auftrag des Marchese Aloisio Gonzaga gebaut wurde. Er war die Sommerresidenz der HerrenGonzaga di Castel Goffredo“. Hier wurde Alfonso Gonzaga, der Marchese von Castel Goffredo, 1592 ermordet. Caterina Gonzaga, die Tochter von Alfonso, lebte ebenfalls dort und ließ 1615 das Oratorium San Carlo errichten. Derzeit ist es teilweise ungenutzt. Der Palazzo Riva, der zu Beginn des 16. Jahrhunderts erbaut wurde und sich zwischen der Piazza Mazzini und der Via Roma befindet, war die städtische Residenz der adligen Familie Riva. Er besteht aus zwei Gebäuden, und im Erdgeschoss sind noch das Marmorportal, eine Loggia mit Marmorsäulen und im ersten Stock ein Saal erhalten, der mit Fresken und Stuck verziert ist. Hier wurde im Mai 1848 Viktor Emanuel II., der zukünftige König von Italien, als Gast von Bartolomeo Riva empfangen. Die Villa Beffa im Renaissance-Stil aus der zweiten Hälfte des 16. Jahrhunderts befindet sich in der Via Beffa, 2 km vom Zentrum entfernt, und gehörte der Familie Beffa, die seit 1337 in Castel Goffredo ansässig war.

Spezialität der Küche von Castel Goffredo: Der „Tortello amaro“ ist eine Art gefüllte Nudeln, ähnlich den Ravioli. Es ist ein traditionelles landwirtschaftliches Produkt, das von der Region Lombardei anerkannt ist und nur im Gebiet von Castel Goffredo typisch ist. Er wird wegen der Anwesenheit von Balsamkraut in der Füllung so genannt, einer aromatischen Pflanze, die lokal als „bitteres Kraut“ oder „Peterskraut“ bezeichnet wird. Sie können ihn in den verschiedenen Osterien und Restaurants in der Gegend probieren oder eine schöne Platte bei den Feinkostläden des Dorfes kaufen (einen finden Sie auf der zentralen Piazza Mazzini).

Naturschutzgebiet Le Bine

Diese Stätte hat nichts mit den Dörfern zu tun, aber da wir in der Gegend sind, wäre es schade, sie nicht für einen schönen Spaziergang inmitten der Natur zu erwähnen. Le Bine war eines der ersten WWF-Italien-Schutzgebiete: Es entstand in den siebziger Jahren des letzten Jahrhunderts, um das Feuchtgebiet zu schützen, das im 18. Jahrhundert entstanden war. Im Laufe der Jahre hat das Gebiet, das inzwischen auch ein regionales Naturschutzgebiet des Parco Oglio Sud geworden ist, sein Aussehen erheblich verändert und das heutige Erscheinungsbild angenommen, das von neuen Feuchtgebieten, breiten wiederaufgeforsteten Flächen und einem vollständig restaurierten Bauernhof geprägt ist.

Die Route beginnt an der Brücke über den Fluss Oglio, zwischen den Gemeinden Calvatone und Acquanegra sul Chiese (MN). Dort können Sie auf dem Platz gegenüber dem Eingang des Reservats parken. Der Weg, der Sie zur Cascina Le Bine führt, verläuft auf einer Schotterstraße, die in das Grün eingebettet und von Wäldern aus autochthonen Bäumen und Sträuchern umgeben ist. Diese wurden ab 1995 als Ersatz für die klassischen industriellen Pappelplantagen gepflanzt.

Wenn Sie am Bauernhof sind, können Sie den Weg in Richtung Fluss fortsetzen, um zum Damm zu gelangen. Dort biegen Sie links ab und folgen ihm bis zur Verbindungsstraße zwischen Calvatone und Acquanegra sul Chiese. An dieser Stelle können Sie die Straße überqueren und einen kurzen Rad– und Fußgängerweg neben der Provinzstraße einschlagen. Dieser bringt Sie in wenigen Minuten zum Ausgangspunkt zurück. Die gesamte Route hat eine Länge von 5 km und dauert etwa anderthalb Stunden.

Eine lange Lektüre, um zu erzählen, wie schön unser Italien ist, das auch aus kleinen Gemeinden besteht, die manchmal heller strahlen als eine Metropole.

Bis zum nächsten Mal, liebe Outdoors-Freunde.

Silvia Turazza – Redaktion Garda Outdoors

borghi mantovani
Silvia Turazza

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