San Zeno di Montagna: viaggio in un capolavoro di natura e tradizione

Ci troviamo a circa 680 m di altezza, su un panoramico altopiano che tutti amano definire il terrazzo del Lago di Garda. Guardare per credere!

Per scoprire tutti i tesori che cela San Zeno di Montagna, non vi basterà semplicemente transitare dalla lunga strada principale, come fanno la maggior parte delle persone.
Questa località “va camminata” in piano, salita e discesa, un po’ come la vita! Capirete così che la sua meraviglia sta anche in piccoli dettagli, ricchi di storia e leggende.

Ci troviamo a circa 680 m di altezza nella sponda veronese del lago, su un panoramico altopiano che tutti amano definire il terrazzo del Lago di Garda. Scopriamolo assieme!

Cenni storici su San Zeno di Montagna

Alcune selci trovate in zona testimoniano la presenza di cacciatori nomadi già nel Paleolitico Medio; nel II secolo a. C. iniziarono a insediarsi i Romani e la località prese l’antico nome di Montagna di Monte Baldo. Fu solo nel 1871, poco dopo l’Unità d’Italia, che il comune assunse l’odierno nome di San Zeno di Montagna, in onore del santo patrono.
Le foto sottostanti ritraggono un paio di cartoline del secolo scorso, quando la località iniziò ad aprirsi al turismo e sorsero i primi alberghi.

Cosa vedere e visitare a San Zeno di Montagna: contrade e frazioni

Le Contrade

Il paese di San Zeno di Montagna è costituito da varie contrade, collegate fra loro dalla lunga strada provinciale che funge da bella passeggiata su tutto l’altopiano. Qui affacciati si trovano la maggior parte degli alberghi, negozi, bar e ristoranti.
Un tempo queste contrade erano abitate in prevalenza da famiglie imparentate fra loro, ed erano costituite da case in pietra addossate le une alle altre, collegate da vòlti e passaggi interni per consentire agli abitanti di rifugiarsi nelle stanze più sicure in caso di pericolo. Ognuna aveva la propria fontana, il proprio caratteristico capitello ed era ben distinta dalle altre da prati e boschivi.
Ora invece, con l’avvento di nuove costruzioni, i vari confini non si notano più.

A sud del paese, sulla destra, si stacca una strada che, attraverso vecchie corti e ville porta al bel parco delle scuole, al campeggio, al campo sportivo e alla piscina comunale; da qui, proseguendo lungo la carrareccia circondata da prati e cavalli, si giunge all’antica contrada di Canevói. Si gode di un panorama incomparabile, che spazia dal lago alla piana di Caprino, dalla Rocca di Garda al monte Moscàl di Affi. Poco più in alto si può ammirare un uguale spettacolo dalla località Sperane.

Cà Schena prende il nome dalla famiglia che un tempo qui possedeva la maggior parte degli edifici e dei terreni. Lungo la strada provinciale si trovano case, alberghi e negozi di recente costruzione, mentre all’interno si vedono alcune caratteristiche corti con case in pietra, stalle e fienili che testimoniano le antiche attività agricole. Bellissimo l’antico lavatoio, chiamato “fontana”, immerso in un prato verde con accanto il parco giochi per i bambini.

A monte dell’agglomerato di Cà Schena si stacca l’antichissima Via del Carro, ora asfaltata, ma fino a qualche decennio fa con tratti lastricati da grosse pietre che presentavano incisi i solchi delle ruote dei carri. Da qui, sulla destra, si sale alla contrada Capra, toponimo significativo, formata da alcune vecchie case in pietra, ora ristrutturate.

Cà Sartori: questa bellissima contrada prende il nome dalla famiglia che vi abitava o dalla presenza di sarti (sartóri, nel dialetto locale).
Il cuore del borgo è costituito da una grande, antica corte, con numerosi vòlti e case in pietra dalle tipiche scale esterne, mentre ai piani inferiori si aprivano le stalle. È stata ristrutturata di recente, ma conserva inalterato il fascino antico.

Le Tese: poco distante da Ca’ Sartori, scendendo sopra una dorsale quasi a picco sul lago, si trova questa pittoresca contrada dalle caratteristiche case in pietra. È uno dei pochi borghi che conserva quasi inalterata l’antica struttura medioevale.

Cà Montagna: la contrada prende nome dall’edificio più antico e significativo del paese sotto il profilo storico e artistico, la “Cà dei Montagna” (risalente all’XIII secolo), ora sede della sala consiliare e della biblioteca, oltre che di una splendida sala affrescata dove si tengono mostre e incontri socio-culturali; in estate il cortile, trasformato in teatro all’aperto, diventa una suggestiva scenografia per spettacoli teatrali e musicali.
Non vi sono corti rustiche, ma case ed edifici sparsi; qui si trovano la farmacia e il capolinea dei pullman di linea.

Castello, è così chiamato per la presenza di un antico maniero, forse degli Scaligeri, di cui si può vedere ancora qualche rudere in località Pusterna. Qui si sono conservati alcuni tipici edifici in pietra e un caratteristico impianto per la raccolta dell’acqua piovana; di recente vi è stata eretta una chiesetta, molto frequentata nel periodo estivo.

La Cà: imboccando la strada che porta al “Ponte del Diavolo” – nelle cui vicinanze, a dar retta alla tradizione orale, si trovava un tempo un covo di falsari –, si giunge in questa contrada, dove abbiamo un’antica chiesetta dedicata a San Pietro e poche case un tempo abitate da chi lavorava nella Tenuta Cervi, donata dal conte Bonoris all’istituto Don Provolo di Verona.

Laguna. La contrada è costituita da due corti: una rurale, chiusa, appartenente a una sola famiglia; l’altra aperta, ristrutturata di recente, con la vecchia fontana attorno alla quale la gente si sedeva a chiacchierare, e un’antica casàra, il locale in cui si lavorava il latte.

La Pora: salendo la strada provinciale che porta a Prada, si incontra questa contrada, il cui nome forse deriva da “polla”, sorgente, per la presenza in passato di polle d’acqua. Qui il turismo è ancora poco sviluppato e il borgo ha in gran parte conservato la sua antica struttura, con le caratteristiche case in pietra e la scala esterna.

Prà Bestemà. Più in sù di La Pora, si trova questa contrada, che si stende su un dosso che guarda verso la contrada La Val. Prà Bestemà fu quasi completamente bruciata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale, perché i suoi abitanti, alcuni dei quali vennero deportati in Germania, avevano aiutato i partigiani. Nella zona le attività prevalenti sono l’agricoltura e l’allevamento del bestiame e sono ancora conservate le caratteristiche case in pietra con annesse le stalle e i fienili, mentre nei dintorni sono sorte villette e moderni residence.

Borno: sul limitare nord del paese, in una strada ben indicata che scende a sinistra, si trova questa antica contrada, di pochi abitanti, in prevalenza dediti all’agricoltura. In una relazione del dott. Domenico Marocchi si legge come “un stranier Africano del Regno di Borno siasi fermato in questo solingo, ed alpestre luogo, ed abbia dato la denominazione” (Viviani 1989, p.94). Il nome però sembra più verosimilmente tradire un’origine celtica. Oggi qui si trovano anche moderni residence turistici.

La stessa sorte è toccata alla località Bertel, dove sono sorte parecchie ville, mentre le vecchie case sono state abbandonate.

Villanova è l’ultima contrada prima del confine con il comune di Brenzone, abitata da poche famiglie, in case per lo più ristrutturate. Nel ‘700 si trovava una fornace per cuocere coppi da copertura dei tetti. Vi si giunge salendo a destra su una strada ben indicata.

Contrada San Zeno e la Chiesa di San Zeno Vescovo

San Zeno è la contrada più antica e più popolosa del paese, tanto da essere considerata il suo centro principale. Qui si raccolgono la maggior parte dei bar, locali e negozi.

Al centro della contrada sorge anche la maestosa Chiesa di San Zeno Vescovo. Eretta nella seconda metà del Settecento su disegno dell’architetto Alessandro Peduzzi, sorse sui resti di una preesistente cappella quattrocentesca, di epoca romanica. Venne ampliata e ristrutturata in seguito al rinnovamento delle architetture religiose successive al Concilio di Trento. All’interno è possibile trovare numerosi altari di pregio, marmi policromi e fregi. L’altare posto verso l’abside è dedicato alla Madonna del Rosario, dove è situata la seicentesca statua conosciuta come Madonna della Cintura. Ella è oggetto di una particolare devozione da parte degli abitanti di San Zeno, specie in occasione della sua festa, nella quale viene portata in processione. Anche l’altare maggiore riveste particolare interesse storico e artistico grazie ai suoi marmi pregiati e alla pala collocata alle sue spalle che ritrae il Santo titolare realizzata dell’artista veronese Pietro Nanin (1869). La parte esterna ha una sobria facciata a capanna, scandita da quattro lesene e da altrettante nicchie con statue di santi, tra cui San Zeno, opera dello scultore Francesco Filippini (1721).
La torre campanaria, collocata sul lato sinistro venne costruita nel 1788. È rivestita da blocchi squadrati di rosso ammonitico e di biancone ed è munita di un orologio, installato nel 1818. Alla base della torre campanaria è ben visibile la prima pietra della chiesa.
Di fronte alla chiesa si gode di una bellissima vista panoramica sul lago.

Le Chiesette in alpeggio

Sono presenti piccole cappelle anche nelle zone d’alpeggio, come la chiesetta della Madonna della Neve a malga Ortigara. Si tratta di un edificio con chiesetta costruito nel XVII sec. dai conti Carlotti come residenza estiva ma anche come rifugio per sfuggire al contagio della peste. Avevano intuito che si trasmetteva per contagio, si erano fatti fare un palazzetto lassù, vi si erano ritirati con la servitù, gran copia di provviste e legna da ardere e vi avevano trascorso due anni, inverni compresi. Erano sopravvissuti (a Verona di 53 mila abitanti ne morirono 32 mila, più del 60 per cento). 
Qui ogni 5 agosto il CTG organizza la festa popolare e tradizionale della Madonna della Neve. Da ammirare il portale gotico e la tavoletta della Madonna della Neve con la preghiera, posta dal CTG nel 2012.

La cappella di Sant’Eustachio al Montesel, invece, è una minuscola chiesetta fatta costruire nel 1714 dai marchesi Malaspina a Monticello (Montesel). Su l’unico altare un dipinto a olio su tela “Madonna con Bambino che riceve omaggi da due Santi.” Situata a 1130 m, vicina alla malga Montesel, a ridosso della carrareccia che unisce la località Due Pozze alla Malga Cola Lunga nel Comune di Caprino Veronese, apre una volta all’anno, il terzo sabato di settembre, in occasione dell’omonima festa.

Le frazioni Lumini e Prada

Lumini (695 m) è una piccola frazione ben conservata e restaurata, immersa nel cuore della montagna. Secondo la tradizione, il suo nome deriva dalla presenza, in tempi antichi, di branchi di lupi tenuti lontani con dei fuochi che, di notte a distanza, sembravano dei lumi.
Nella piazza centrale, si trova la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Eurosia, implorata per benedire i frutti della terra e scongiurare tempeste, fulmini e grandinate. Eretta nell’XIII secolo, è liberamente visitabile.
Da qui inoltre passano anche svariati sentieri per trekking e mountain-bike fra cui quello del bellissimo Parco Pineta Sperane, immerso nel bosco.

A Prada invece si trova il più lungo terrazzo prativo del Baldo, di circa 3 km, suddiviso in due ripiani: Prada Alta e Prada Bassa. Questa località in passato si animava solo d’estate per sfruttare boschi e foraggio, nel tempo è poi diventata anche una meta turistica con svariati sentieri escursionistici, impianti di risalita e bellissimi rifugi.
A Prada Alta (1000 m) si trova la funivia Prada-Costabella che consente di salire fino a 1850 m e godere di un panorama pazzesco su tutto il basso lago.
Anche da Prada Bassa (937 m) partono molti sentieri trekking e inoltre si può visitare la piccola Chiesa di San Bartolomeo, in stile romanico, costruita nella seconda metà del XVI secolo per sopperire alle esigenze religiose della piccola comunità pastorale. La chiesa, restaurata nel 1980, viene officiata ogni anno il 29 settembre, giorno di San Michele, durante l’omonima fiera di cui parliamo in dettaglio nel capitolo dedicato agli eventi e sagre tradizionali, più sotto.
Lungo la strada si trovano anche alcune aree in cui poter liberamente grigliare e fare picnic, con tavoli e panche in legno sotto l’ombra degli alberi e la frescura estiva che qui non manca mai.


Trekking e outdoor a San Zeno di Montagna: funivie, rifugi e sentieri

Funivia Prada-Costabella

La sommità sud del Monte Baldo è comodamente raggiungibile grazie agli impianti di Prada – Costabella, completamente rinnovati e messi in funzione ad agosto 2022: la cestovia biposto Prada (1000 m) – Ortigaretta (1550 m) e la seggiovia biposto Ortigaretta – Costabella (1850 m).
Per ulteriori info cliccate qui.

Tenuta Cervi

Tenuta Cervi, una vasta proprietà di 180 ettari situata tra La Ca’ e Prada (650 m – 950 m), deve il suo nome alla cattiva traduzione italiana di “sèrf” (cerro, un tipo di quercia molto comune nella tenuta). Originariamente appartenuta ai conti Bernini da Gargnano, passò a metà Ottocento alla ricca famiglia mantovana di origini spagnole Bonoris.
Nel 1860, Achille Bonoris sposò la nobile bresciana Marianna Soncini, e nel 1861 nacque il loro figlio Gaetano. Egli, ereditate le attività di famiglia, promosse l’agricoltura nella Tenuta Cervi, assumendo molti abitanti di San Zeno di Montagna e Brenzone per gestire gli alberi. I lavoratori erano pagati con parte del raccolto e legna da ardere. La tenuta divenne presto un punto di incontro per i giovani, molti dei quali vedevano nell’emigrazione una via d’uscita dalla miseria.
Alla sua morte nel 1923, Gaetano lasciò gran parte del suo patrimonio in beneficenza. Tenuta Cervi fu donata all’Istituto Don Antonio Provolo di Verona, che la trasformò in una colonia climatica e agricola per sordomuti poveri della provincia. Terminò così anche la collaborazione con i lavoranti montebaldini.

Tenuta Cervi oggi è accessibile in primavera, estate e nel primo autunno (esclusivamente nel periodo di raccolta dei marroni), previo accordo telefonico, per delle meravigliose passeggiate in un bosco di castagni, roveri e conifere, affacciati come un balcone sul lago di Garda.
Il percorso ha varie possibilità ed è agibile anche con carrozzine. Nei boschi si possono incontrare dainipecorecaprioli, ed ammirare splendide fioriture primaverili o l’armonia di colori dell’autunno.

Nella zona centrale della Tenuta a circa 850 m, si trovano le strutture di accoglienza per gruppi, con proposte soprattutto per ragazzi (campi estivi e ritiri spirituali), e la Chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù.  Trovate ulteriori informazioni cliccando qui.

Rifugi, malghe e sentieri

Da San Zeno di Montagna si dipanano moltissimi sentieri e percorsi escursionistici per trekking, nordic walking e mountain bike.
Ce ne sono per tutti i livelli di allenamento e ovviamente anche di… fame! Molti infatti portano a tipiche malghe in cui assaporare i prodotti della zona, fra cui formaggi (il più conosciuto è il prelibato Monte Veronese), carni, salumi e polenta.
Parleremo più avanti e con redazionali dedicati, delle più importanti escursioni della zona. Nel frattempo vi indichiamo il sito di Visit San Zeno di Montagna, completo di mappe, tracciati e descrizioni per scoprire tutte le meraviglie naturali del territorio.

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Eventi e sagre tradizionali a San Zeno di Montagna

Festa del Marrone di San Zeno Dop e Festa delle Castagne – fine ottobre, primi di novembre

Nei fine settimana tra la fine di Ottobre e i primi di Novembre, San Zeno celebra il suo frutto per eccellenza: il Marrone Dop. Il paese si immerge in musica, chioschi e piatti tipici a base di castagne: minestre, risotti, polenta e dolci. Per ulteriori info cliccate qui.

Antica Fiera di San Michel – 29 settembre

Questa festa popolare è una fiera del bestiame, che celebra la transumanza con il ritorno dei pastori in paese dai pascoli in quota. Ogni anno si tiene improrogabilmente il 29 settembre, giorno di San Michele, a Prada nei dintorni della Chiesa di San Bartolomeo.
Una curiosità: sapete perchè il piatto tipico dell’evento è il pito col capuss (tacchino con il cavolo cappuccio)? Perchè i pastori partivano per l’alpeggio con un “equipaggiamento” utile alla vita quotidiana lassù: i tacchini tenevano lontane le vipere e il cavolo cappuccio resisteva alle basse temperature che talvolta di notte, anche durante l’estate, potevano verificarsi.

Festa della Madonna della Cintura – prima domenica di settembre

La Madonna della Cintura la si onora la prima domenica di settembre, con una messa e una processione. Si racconta che Santa Monica, vedova e madre di Sant’Agostino, sognò la Vergine, che le indicò quale abito mettere dopo la scomparsa del marito: una lunga tunica nera con una cintura nera sui fianchi. Si tolse la cintura e ne fece dono a Monica.

Il giorno dopo è di turno il Senturèl (ancò la Mama e domà l sò Putèl – oggi la mamma domani suo figlio), ossia la continuazione della festa in chiave profana. Il paese si anima con interminabili partite di bocce lungo le strade sterrate, facendo tappa in tutte le osterie. Si va avanti sino alla resa. Per fatica o per gòti (bicchieri di vino).

I Santi Mòti – 22 agosto

I Santi mòti sono l’acronimo dei 3 santi martiri Timoteo, Ippolito e Sinforiano, invocati contro pestilenze e intemperie. Le loro reliquie giunsero a San Zeno grazie a un frate pellegrino nel 1700 e da allora li si porta in processione il 22 agosto, per richiedere la loro protezione. Questa processione però saltò nel 1905 perchè quell’anno i Sanzenati festeggiarono il vescovo in visita. La sera stessa si alzò un fortissimo temporale con grandine grossa come arance, che distrusse tutti i tetti delle case. Da allora non fu più saltata!

Il Trofeo “Pont de chi contro Pont de là”

Nel cuore di San Zeno di Montagna, affacciato sulla via principale, c’è un piccolo bazar-edicola molto speciale per due motivi: la cordialità e la bravura del proprietario Alessandro Martinelli (ma chiamatelo Smarty, mi raccomando), e il famigerato trofeo del “Pont de chi contro Pont de là“.
Il nostro Smarty, che custodisce moltissime storie, leggende e aneddoti del paese, in una nicchia sul muro conserva fiero anche questo simpatico trofeo.
“In mezzo al paese c’è un ponte” racconta “che divide i Zinevrei dai Boscheri“. I Zinevrei (Gineprelli, in italiano, nome che deriva dalla presenza di molte piante di ginepro) sono coloro che abitano a sud del ponte, più vicini alla città e più avvezzi al turismo; mentre i Boscheri (Boscaioli), a nord del ponte, sono più dediti all’agricoltura. Ovviamente si tratta di una suddivisione che appartiene al passato della comunità, ma che simpaticamente mantiene ancora viva una certa rivalità.
Una leggenda narra che più di un secolo fa, per fondare la nuova sede del Municipio che nel tempo era diventata troppo piccola, vennero legati assieme due buoi con l’accordo di lasciarli liberi di camminare fino a quando non si fossero fermati in qualche casale, che sarebbe stato quindi la nuova sede. I buoi partirono dalla vecchia sede del Municipio, che si trovava in zona Zinevrei, attraversarono il ponte continuando a camminare, fino a quando una donna offrì un bottiglione di vino al loro guardiano, che li chiamò senza farsi vedere per arrestarli presso l’attuale Cà Montagna, sede istituzionale del nuovo Municipio, che si trova in zona Boscheri.
Da allora, questa rivalità si è trasformata in una sfida calcistica biennale che vede come premio un bellissimo trofeo fatto a mano, che riproduce la Coppa del Mondo.

Il Re della Stordèla – la maschera di carnevale di San Zeno

A crearla, negli anni ’70 del 1900, fu Giorgio “Mace” Consolini che aveva pensato a questo sovrano, oltre che come a un Re di bracconieri e cacciatori (rappresentante di un tempo in cui si andava a caccia per sfamarsi), anche come vero e proprio Re dei Zinevrei.
A testimonianza del fatto il primo piccolo carro attaccato dietro a un bel cavallo era addobbato per l’appunto con tanti alberi di Ginepro.
Era un Re che indossava una semplice giacca da cacciatore, la corona d’oro, una folta e lunga barbaccia nera e che riproponeva la figura della Stordèla, un uccello ormai mitico, che non è un tordo, ma un’altra sorta di fantasioso volatile immerso nella leggenda.

Cosa fare con i bambini a San Zeno di Montagna

Oltre a un bellissimo giro sulla funivia Prada-Costabella, di cui abbiamo parlato al paragrafo “trekking e outdoor”, eccovi un po’ di idee divertentissime e in pieno contatto con la rigogliosa natura del luogo.
Inoltre, in zona fontana a San Zeno e poi anche a Prada, si trovano due parchi giochi pubblici.

Park Jungle Adventure

Il primo e il più grande Parco Avventura del Lago di Garda con 7 percorsi per ben 150 piattaforme immerse nel bosco. Per i bimbi piccoli, a partire dai 3 anni e almeno 1 m di altezza, è dedicato un percorso apposito. Dai 7 anni in poi l’adrenalina aumenta con altri percorsi di vari livelli. Per ulteriori info cliccate qui.

A cavallo sul Monte Baldo

Nei mesi di luglio e agosto il Circolo Ippico Valpolicella è presente anche in località Prada (San Zeno di Montagna). I loro cavalli vi accompagnano in pittoresche passeggiate all’interno di “Tenuta Cervi”. Per i bambini piccoli c’è il “giro bimbi”; le escursioni invece sono accessibili a partire dagli 8 anni (per cavallerizzi) o dai 10 anni per i principianti. Per ulteriori info cliccate qui.

Dove dormire a San Zeno di Montagna

A San Zeno di Montagna la vista mozzafiato che spazia su tutto il lago è d’obbligo!
Noi del Team Garda Outdoors vi consigliamo un soggiorno presso il Relais San Zeno. Si tratta di due eleganti ville, ciascuna con propria piscina privata e ampi spazi interni ed esterni. La titolare si chiama Renate, una gentilissima signora tedesca che vive qui in Italia da molti anni. Lei vi saprà accogliere davvero con stile e una marcia in più.
Trovate tutte le informazioni cliccando qui.

Visitate anche il marketplace di Garda Outdoors e scoprite le migliori esperienze da vivere per scoprire il Lago di Garda. Troverete un mondo di opportunità!

Le foto di San Zeno di Montagna che trovate in questo redazionale sono state scattate a gennaio, aprile e maggio.
Servono per farvi capire che questo incredibile territorio ha diversi volti e bellezze che si trasformano mese per mese. Dalla neve invernale, alle fioriture primaverili ed estive. In autunno non ne parliamo, un tripudio di colori che spacca il cuore.
Qui potete davvero assaporare il vero susseguirsi delle stagioni, con la natura che si adatta e trasforma.
Alla prossima cari Outdoors!

Silvia Turazza
con la preziosa guida di Alessandro Martinelli e del suo libro “San Zeno di Montagna – Le immagini raccontano…” -Cierre edizioni- (lo trovate in vendita nel suo negozio)
e un grazie speciale anche a Silvana Bonetti


Silvia Turazza

Secondo l’arte dell’onomanzia, il significato del mio nome è così descritto: “vive nei boschi, silvestre e selvaggia”. A volte il fato conosce la strada prima di te, e ti forgia con le esperienze più affini. Vivo del cuore del Garda a Castelletto di Brenzone. Appassionata di trekking, fotografia e scrittura, che unisco in piccole avventure. Se mi cercate, mi trovate nel bosco vista lago... con i miei Roberto e Gea.

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