Scalare l’Everest sul Lago di Garda.

Il Monte Baldo come teatro di un’impresa sportiva estrema: l’Everesting.

No, non si tratta di metafora iperbolica in uso nel territorio gardesano, ma dell’impresa che lo scorso 21 novembre hanno compiuto quattro atleti veronesi: Zeno Bocca, Lorenzo Mortaro, Alberto Lorenzetto e Nicolò Piomboni.

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LEveresting, a partire da metà anni ’90, ha conquistato dapprima gli amanti delle due ruote, ed oggi vanta tra gli appassionati anche intrepidi corridori di montagna. Lo scopo? In un arco di 24 ore, registrare 9000 metri di ascesa totale seguendo un unico percorso. Vietato dormire, pause concesse soltanto per bere e mangiare, e l’obbligo di raggiungere la cima prestabilita ad ogni saliscendi.

I quattro everester scaligeri hanno scelto come punto di partenza la seggiovia di Prada, sul Monte Baldo, e come arrivo il rifugio Chierego. Poco più di 4 km di segmento per 900 metri di pendenza, che ripetuto 10 volte ha dato in esito la copertura di una distanza superiore agli 80 km, e la conquista dell’ambito dislivello di 9000 metri. Certo, le temperature del Baldo sono ben lontane dal feroce freddo himalayano, dove l’aria è irrespirabile e il vento soffia a velocità sconvolgenti. Tuttavia, per ultimare l’impresa (o meglio, per farlo senza postumi sgradevoli, se non pericolosi), è necessario avere alle spalle un solido allenamento, fisico ed emotivo. Alberto Lorenzetto, membro della società Black Warriors, ha brillantemente conquistato il proprio posto tra i 50 everester italiani già al primo tentativo, e ci ha descritto l’esperienza nelle sue sfaccettature. Un aspetto critico che potrebbe essere sottovalutato è ad esempio la faticosità nell’orientarsi quando cala il sole. Inoltre, la mancanza di sonno, compensata dall’adrenalina, crea un effetto di straniamento per cui percepire il susseguirsi delle ore diventa molto faticoso. Questa condizione si rivela in parte sfavorevole ai fini dell’obiettivo, ma regala anche momenti di prezioso dialogo tra l’atleta e ciò che lo circonda.

Nonostante i compagni collaborino, il percorso si svolge prevalentemente in solitudine. “Abbiamo scelto il Baldo per tre ragioni principali”, spiega Alberto, “anzitutto è l’unica montagna vicina a casa che presenti pendenze significative. Siccome noi abbiamo scelto di camminare sia in ascesa che al ritorno, avevamo bisogno di aree verdi, così da dare sollievo alle ginocchia. E poi, dalla seggiovia di Prada era possibile tenere il Chierego a vista. Riuscire a vedere la meta ci avrebbe motivati a non demordere”.

Si riconferma dunque la versatilità del Monte Baldo, destinazione ideale di qualsiasi attività all’aperto: dalle passeggiate rilassanti nei pressi dell’orto botanico e dell’osservatorio di Novezza, ai lanci con il paracadute sopra Malcesine, dallo sci alla Polsa, alle escursioni con affaccio sul Lago di Garda fino al rifugio Telegrafo. E da oggi, grazie a quattro corridori esperti, ecco anche un piccolo pezzo di Everest sulla nostra amata montagna.

Garda Outdoors

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