Inizio a scrivere emozionata di questo luogo magico e ricco di energia, tanta è l’ammirazione per l’autenticità ancora intatta del suo vissuto. Se volete davvero immergervi in un pezzettino di storia del lago di Garda, che vi farà sentire sottopelle l’esatta sensazione di come si viveva qui nel passato, dovete fare visita all’antico borgo di Campo, le cui origini sono documentate dall’anno 1023.
Come arrivare a Campo di Brenzone: il sentiero più comodo.
Si giunge in loco da vari sentieri, che partono da Castelletto di Brenzone, Marniga (il più diretto dal lungolago), Magugnano e Cassone. Si può scendere anche da Prada Alta. Personalmente però, se volete evitare salite corroboranti e godervi una più semplice passeggiata a mezzacosta fra uliveti, alberi di Bagolaro, Leccio, muretti a secco e varie fioriture stagionali, vi consiglio l’imbocco del sentiero che parte da Fasor (minuscola frazione di Brenzone sul Garda che si trova sulla strada che collega la Statale Gardesana a San Zeno di Montagna). Potete parcheggiare a Biaza (frazione precedente a quella di Fasor) e incamminarvi per circa 35 minuti – il sentiero è adatto a tutti. Vi fermerete più volte ad ammirare il panorama, a respirare l’aria pulita, a raccogliere i pensieri che vi accompagneranno in questo piccolo pellegrinaggio.
Varie fioriture spontanee del territorio. In primavera troverete un sacco di primule gialle e di violette del pensiero, se siete fortunati qualche Orchidea Baldensis, un tripudio di fiori selvatici in estate, e in autunno dei piccoli ciclamini che vivacizzano i prati prima del riposo invernale.
Cosa vedere a Campo di Brenzone.
Quando arriverete a destinazione, troverete antiche case diroccate (solo poche sono abitate), prive di tetto ed infissi, molto spesso messe in sicurezza da putrelle in ferro, ponteggi e recinti da cantiere. Resterete affascinati dall’intero contesto, non sedotto dal progresso e rimasto fermo a decenni fa, ma soprattutto da un patrimonio unico nel suo genere: la piccola chiesa di San Pietro in Vincoli con i meravigliosi affreschi di Giorgio Da Riva, risalenti all’anno 1358 (e finiti di restaurare nell’estate del 1999).
Curiosa è la perenne presenza di un quaderno, ubicato sopra un piccolo tavolino all’ingresso della chiesa, sopra il quale i visitatori possono annotare i pensieri più disparati. Leggerete i vari luoghi di provenienza dei turisti che arrivano fin lì, frasi di apprezzamento su Campo e la sua chiesa, preghiere e buoni propositi, dichiarazioni d’amore. Insomma, un pot-pourri di buone vibrazioni, di entusiasmo e di speranza, riposte con la sincerità e la purezza di chi desidera cristallizzarle tra le sue pagine, conservate in un luogo che porta loro il più nobile rispetto.
La storia di Campo di Brenzone testimoniata dalla Signora Olga.
A rendere ancora più unica e originale l’accoglienza a Campo, soprattutto in alta stagione, è senz’altro lei: la Signora OLGA. Protagonista indiscussa della memoria storica verbale di questo luogo, che non lesina a raccontare.
La incontro personalmente un venerdì pomeriggio di ottobre, sul piccolo plateatico esterno in cui è sua usanza accogliere i visitatori con qualche seduta, qualche tavolino e soprattutto la sua vivace voglia di chiacchierare. In piena estate apre anche gli ombrelloni per proteggere gli accaldati turisti dal solleone. Inoltre ha 3 ciotole, dedicate agli altrettanti cani che ha posseduto, sempre generosamente piene di acqua fresca per quelli dei passanti.
Arriva tutta trafelata con le borse in mano e mi sorride. “Oddio il vento ha ribaltato tutto, aspetta che metto in ordine!”. E così sistema i cuscini sulle sedie e stende delle piccole tovaglie rosse. Accoglie fra le sue mani una grossa falena infreddolita e la ripone con dolcezza in un angolo riparato. Noto questo gesto perché mi ricorda i nostri nonni, che appartengono alle generazioni molto più avvezze ad interagire con la natura e consce della sua “crudeltà”.
Osservo poi la meravigliosa inferriata di ferro battuto che protegge l’uscio di ingresso, sulla quale sono modellati rami di ulivo e una donna con lunghe trecce, intenta a raccogliere le olive. “Ho disegnato io questa immagine, in onore di mia zia Cecilia. Questa una volta era casa sua. Io invece abitavo davanti alla chiesa al civico 19”.
Nel frattempo arriva Elena, (“moglie de l’Oscar” mi dice Olga in dialetto, una delle 7 persone che hanno la residenza a Campo e delle quali mi fa una simpatica lista, contandole veloce con le dita, per nome, cognome e gradi di parentela), che ci saluta felice e si rivolge ad Olga esclamando: “Guarda che ti ho portato il bombolone del gas carico, l’ho già collegato”. Olga si ravviva di felicità e guardando me ribatte: “Allora possiamo fare il caffè! Elena ti fermi anche tu?” – “No, devo salire dalle capre” e si accomiata con dolcezza assieme alla sua gatta, Pantalea, che la segue ruffiana.
Scopro così che qui l’unico servizio erogato è l’energia elettrica, arrivata nell’agosto del 1945. Sono assenti impianto idrico e fognario. L’acqua potabile la si va a prendere con le taniche, dalla fontana sotto alla chiesa. “E pensa che una volta andavano con i secchi di ferro, pesantissimi, perché la plastica non c’era ancora”, completa Olga. Poi aggiunge: “quando c’era siccità invece bisognava portare le mucche fin giù al lago ed i vecchi salivano con l’acqua addirittura da lì”.
Prosegue con molti aneddoti della sua infanzia, della sua famiglia, dei giochi che faceva e della vita di paese, all’epoca più popolato. Racconta che i bambini dormivano nei fienili, con un asciugamano di traverso e sotto una montagna di coperte di lana. “Se ci ripenso, odio ancora il forte odore di naftalina che emanavano” e prosegue “mamma quanto freddo, a volte non si riusciva a dormire dal gelo che c’era”.
Mi racconta che a Natale tutta la piccola comunità andava a messa assieme. Ricorda il panorama argentato di quella notte speciale e tanto attesa, illuminata dalla luna che faceva brillare la neve e gli ulivi. Al ritorno gli abitanti si riunivano sempre a casa di qualcuno, a turno. Ai bambini veniva preparato il cioccolato caldo mescolando un po’ di latte e cacao con lo zucchero. Si stava in piedi fino a tarda notte. Una festa per tutti. Veniva poi acceso “el soc de Nadal” (ceppo di Natale), che bruciava per 3-4 giorni, per scaldare il bambin Gesù.
Sopra la chiesa invece, si trovava una fiaschetteria. “Sai, una volta c’era praticamente solo il vino!” e scoppia a ridere.
Poi indica la “Casa dei 7 d’America”, chiamata così perché tutti i fratelli la abbandonarono per emigrare lì in cerca di fortuna. E così hanno fatto molte altre persone, spopolando progressivamente il borgo. Ma guai a dire che Campo è disabitato, Olga si infastidisce moltissimo!
Una nota singolare va al suo piccolo terrazzino, raggiungibile da una breve scala in pietra, che offre uno dei tavolini fra i più romantici che esistano e che Olga lascia fruibile a chiunque lo desideri. Ora mi rivolgo agli innamorati, agli amici, ai fratelli, sorelle, che leggono queste righe e che desiderano organizzare una sorpresa speciale per la persona a cui vogliono bene: mettete di nascosto nel vostro zaino da trekking un paio di panini e un paio di candele; farete la cena più emozionante al mondo, per l’originalità che l’occasione regala. Sarà un gesto da tenere a mente fra i ricordi più belli, nell’incanto delle cose semplici.
Così le chiedo: “Olga, come definiresti Campo con qualche aggettivo o una frase a te cara?”, lei con gli occhi persi nei ricordi risponde: “Campo, il borgo dei sogni; perché chi arriva qui si innamora irrimediabilmente e ritorna sempre”.
La nostra chiacchierata finisce così, con Olga che versa il caffè avanzato invocando prima un brindisi fra noi, e poi allungando la mano verso due turisti tedeschi, che nel frattempo si erano seduti lì di fronte a bersi una birra. Esclama “Prost!”, ed all’unisono esplodiamo in un linguaggio universale: la risata.
Vi invito ad entrare nella sua cucina. Vedrete come si vive qui: fornello con bombola a gas, camino e stufa per scaldarsi, secchiaio di pietra col catino per l’acqua, credenza con molte foto ricordo e tanti ninnoli di famiglia.
La leggenda di Celesta e Martino.
A completare l’atmosfera che Campo fa respirare ai visitatori, vi è anche la leggenda di “Celesta e Martino”, che ha ispirato l’omonimo cortometraggio, girato in loco a gennaio 2019 dal regista Mario Vittorio Quattrina. La pellicola è ispirata a fatti realmente accaduti a Campo all’inizio del secolo scorso e riadattata in questa leggenda che racconta la storia d’amore, in epoca di guerra, tra i due protagonisti. Essa vuole che, ogni 9 di maggio, data in cui i due innamorati si scambiarono l’anello nuziale, le anime di Celesta e Martino compaiano nella chiesetta di San Pietro in Vincoli per giurarsi eterno amore. Un messaggio che ispirerà sicuramente gli innamorati di tutto il mondo, che però, in scia alla shakesperiana Verona, si offre in modo più intimo e ricercato.
Evento “Notti magiche a Campo”.
Un’importante menzione va anche fatta alle due serate, organizzate ogni estate nelle notti agostane di San Lorenzo, all’interno della rassegna “Notti magiche a Campo”. In questa occasione il piccolo borgo apre i battenti alla musica, da ascoltare sdraiati su un prato in pendenza che funge da anfiteatro, con un palco/pedana in mezzo agli ulivi, sopra il quale si esibiscono i vari artisti che ogni anno vengono invitati dal CTG di Brenzone (un particolare simpatico: Olga ricorda le varie peripezie fatte nel 2015 per far arrivare fin lì il pianoforte che servì per l’esibizione di Gino Paoli con Danilo Rea. Il trattore del sig. “Beppino da Biaza”, assieme ad un’imbragatura composta da svariati materassi, risolse decisamente i problemi logistici delle strette e sconquassate mulattiere!).
E così potrete vedere una serie di coperte, asciugamani da spiaggia, materassini, colorare il prato. Ascoltare la musica sdraiati, guardando le stelle cadenti, facendo anche un pic-nic, è davvero impagabile. Come unica sarà l’esperienza del ritorno, nel quieto buio del bosco, rigorosamente a piedi con torce frontali per i più attrezzati, oppure la semplice pila del cellulare.
Inoltre, in questa occasione troverete il borgo illuminato da luci colorate, che vi lascerà senza fiato. Chiudete gli occhi ed immaginate: a sinistra sul pendio il paesino arroccato tinto da fari arcobaleno, e proseguendo con lo sguardo verso destra tutto il lago di Garda sud con il sole che tramonta dietro la sponda bresciana, pitturando il cielo di rosa e arancione. Vi posso assicurare sarà una cartolina che varrà la pena gustare con i propri occhi.
Mostra dei presepi.
Infine non dimentichiamo quanto Campo diventi ancora più suggestivo nel periodo natalizio, con l’esposizione di circa 120-130 presepi sparsi per tutto il borgo e liberamente visitabili (dai primi di dicembre agli inizi di febbraio).
Concludo citando un detto dell’albergatore Danilo Modena, nonno di Luca Modena (noto ristoratore di Castelletto di Brenzone), che appartiene ai suoi ricordi di bambino. Mi racconta che ascoltava sempre suo nonno Danilo mentre era al telefono intento a prendere prenotazioni dai vari clienti; accadeva si preoccupassero di come sarebbe stato il meteo e solevano chiedergli qualche anticipazione. Mai più grande verità fu così pronunciata in risposta, da tanta saggezza e positività: “El nos lac l’è sempre bel. Se ghe el sol l’è ne’ spetacol, e sel piovi l’è romantico. Brut nol sa mai vist!”.
(Il nostro lago è sempre bello. Se c’è il sole è uno spettacolo, e se piove è romantico. Brutto non si è mai visto!)
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Info per “Notti Magiche a Campo”: IAT di Porto di Brenzone s/G +39.045.742.00.76
Alla prossima cari Outdoors!
Silvia Turazza – Redazione Garda Outdoors