Le limonaie del Lago di Garda e il Cedro di Salò.

Scopriamo assieme quali sono le più belle limonaie da visitare sulla costa gardesana e il rinomato Cedro di Salò, protagonista di molte ricette.

Il Lago di Garda, con i suoi 46° di latitudine nord, rappresentò in passato la zona più settentrionale al mondo in cui si coltivavano gli agrumi a scopo commerciale. Ciò è dovuto grazie al suo clima mediterraneo, che concilia la crescita di questi preziosi frutti.

Ecco perché, transitando sulla strada che costeggia la sponda occidentale, potrete notare i terrazzamenti che ospitano le limonaie, con il tipico colonnato che quasi le mistifica in una sorta di Pantheon.

Limone sul Garda. Foto web.

Quando sono arrivati i limoni e gli agrumi sul Lago di Garda?

Dall’inizio del 1600 sono giunti dalla Riviera Ligure e hanno trovato la loro collocazione soprattutto sulla sponda gardesana occidentale. Questo perché essa gode di maggiore luce solare al mattino, in quanto viene illuminata per prima. Una delle testimonianze si trova nella canonica di Limone sul Garda: un dipinto del 1658 raffigurante Sant’Antonio Abate, con i pilastri delle limonaie sullo sfondo.

Ma già a metà del 1400 alcuni letterati scrivevano dei “rami frondosi di limoni e di cedri” nei pressi Gargnano e pare che siano stati i frati a coltivare i primi orti di agrumi proprio lì.

Come è strutturata una limonaia?

Si tratta di terrazzamenti semi chiusi su tre lati, spesso fatti con muri di pietra, collegati fra loro da scalette, e rivolti a sud-est per garantire la massima esposizione al sole.

Ogni terrazzamento è disseminato di colonne che servono come supporto per lastre di legno o vetro che proteggono le piante durante l’inverno (da novembre a marzo) come in una serra, qui chiamata còla. In passato per scaldare gli agrumeti era necessario anche accendere dei fuochi quando le temperature diventavano troppo proibitive per la salute delle piante.

Per la raccolta dei preziosi frutti si saliva su appositi scalini e li si riponeva in borse in pelle e poi in grandi contenitori adatti al trasporto via barca. Si vendevano anche i fiori, per mangiarli o estrarne l’aroma, si producevano profumi, scorze candite, succhi e confetture, li si impiegava per confezionare medicamenti ed essenze.

Struttura di una limonaia. Foto web.

Cenni storici sulle limonaie.

Una pianta in piena attività può fornire in un anno anche 2 -3000 limoni: questi, una volta spiccati, venivano in passato scelti e suddivisi secondo la grossezza, incartocciati e poi disposti in casse di legno, pronti per essere portati ai porti di Torbole, Bardolino o Desenzano, da dove prendevano la strada del nord Europa (Germania, Ungheria, Polonia e Russia), di Venezia o di Milano.

Erano molto richiesti perchè godevano di costi e tempi di trasporto minori rispetto ai limoni del Sud Italia e della Liguria. Non solo, la produzione era di qualità superiore, con frutti più grandi, scorza sottile e maggiore durevolezza.

Storicamente la produzione di agrumi per l’esportazione era in prevalenza di limoni, mentre gli aranci dolci (portogalli) erano destinati al consumo locale. Interessante e consistente anche la coltivazione dei cedri da cui nel XIX secolo si ricavavano pregiati liquori prodotti in diverse distillerie locali (famose a Gargnano la Paccagnella e la Samuelli), ma che nel passato erano soprattutto venduti alla numerosa comunità ebraica insediata fin dal XVI secolo nel mantovano che necessitava di cedri freschi per la cerimonia religiosa dei Tabernacoli.

Gli agrumi dell’alto Garda comprendevano anche gli aranci amari che – data la maggiore resistenza al gelo – spesso crescevano anche al di fuori del perimetro delle limonaie e venivano coltivati più che per i frutti come portainnesti.

Nella seconda metà dell’Ottocento si manifestarono segnali di crisi, prima per la malattia della gommosi (1855), poi per la concorrenza dei limoni delle regioni meridionali a seguito dell’unificazione italiana (1861) e dello sviluppo dei trasporti, infine per la scoperta dell’acido citrico sintetico. Tutti questi fattori resero la coltivazione sempre meno remunerativa; la Grande Guerra, con la requisizione dei materiali di copertura dei giardini, e il freddo eccezionale dell’inverno 1928-29 le diedero il colpo definitivo.

Grazie all’avvento del turismo, settore economico di primaria importanza per il territorio, oggi alcune limonaie sono state ristrutturate e rese visitabili per testimoniarne la storia e l’importanza culturale.

L’elenco delle più belle limonaie del Lago di Garda.

La Limonaia del Castel a Limone sul Garda (BS).

Dal centro di Limone sul Garda vi basterà seguire delle bellissime piastrelle incastonate fra i sampietrini, che vi guideranno passo passo fino a questa suggestiva limonaia, da cui si può godere un panorama mozzafiato sul paese e sul lago.

L’Amministrazione Comunale, con l’intento di valorizzare questo patrimonio, acquistò nel 1995 la “Limonaia del Castèl”, ristrutturandola e rimettendola in uso, con la piantumazione di oltre un centinaio di agrumi, il ripristino dei terrazzamenti e dell’impianto irriguo, la sistemazione dei depositi degli attrezzi, divenuti anche percorso didattico.

APERTO TUTTI I GIORNI DAL 1 MAGGIO AL 31 OTTOBRE NEI SEGUENTI ORARI:

Dal 1 al 31 maggio, e dal 1 al 31 ottobre: 10:00 🕙 ↦ 17:00 🕔
Dal 1 giugno al 30 settembre: 10:00 🕙 ↦ 22:00 🕙

Per altre informazioni, o per prenotazioni è sufficiente contattare in orario d’ufficio il Municipio, al numero 0365 954720.

Limonaia del Castel. Foto web.

Sempre a Limone sul Garda potrete trovare altre due limonaie:

La Limonaia del Tesol (Tesöl), che si trova ad un paio di chilometri dal centro di Limone, ai piedi del monte Preàls. Il suo settecentesco giardino di limoni passò di proprietà verso il 182 dalla famiglia Bertelli al conte Giacomo Ferrari.

E la Limonaia di Villa Borghi, all’inizio del paese, disposta nel grande parco (aperto al pubblico tutti i giorni dalle ore 9:00 alle 20:00), dove troverete anche olivi, cipressi, palme e piante esotiche.

Limonaia di Villa Borghi. Foto web.

Prà de la Fam a Tignale (BS).

Prà de la Fam è uno splendido golfo che compare quando meno te l’aspetti, dove la strada gardesana compie una curva e il lago con la roccia a picco creano un incredibile scorcio. Troverete una bellissima spiaggia molto frequentata da chi pratica windsurf e abbarbicata alla montagna la storica limonaia.

La limonaia Pra dela Fam è stata recuperata dalla Comunità Montana a partire dal 1985: tre terrazzamenti del giardino d’agrumi settecentesco con carte esplicative e fotografie storiche sono aperte al pubblico, ed è anche possibile acquistare prodotti tipici locali. Per info e visite cliccate qui.

Limonaia Prà de la Fam. Foto web.

Limonaia “La Malora” a Gargnano (BS).

Posta sul declivio di un poggio affacciato al lago, la limonaia da cinque secoli continua a produrre limoni in piena efficienza e in perfetto stato di conservazione grazie alla cura e la dedizione per le piante autoctone (tra cui il limone madernina, il raro cedro di Salò utilizzato nella produzione della pregiata acqua di cedro, il limone lunario), alcune delle quali centenarie.

È possibile visitare autonomamente questa limonaia, seguendo un percorso tra le antiche strutture e conoscere dal vivo la tecnica della copertura, il particolare sistema di irrigazione, la ruota del mulino, il casello con gli antichi attrezzi da lavoro. Per info e visite cliccate qui.

Limonaia “La Malora”. Foto web.

A Gargnano, inoltre, nel mese di Aprile si svolge l’evento “Giardini d’Agrumi“, perché sono tante le limonaie gestite da privati o enti pubblici, che aprono le loro porte per l’occasione e mostrano le più rare varietà di questi frutti.

L’evento “Giardini d’Agumi”. Foto web.

La serra dei limoni al Castello Scaligero di Torri del Benaco (VR).

L’accesso a questa serra, una delle poche rimaste sulla costa orientale, è reso possibile visitando il bellissimo Castello Scaligero di Torri del Benaco. Si entra da un ponticello di legno, sospeso sopra una grande vasca, ora adibita a stagno, ma un tempo utilizzata come riserva d’acqua per l’irrigazione. L’acqua era distribuita alle piante tramite canali di tufo, da dove, con l’ausilio di due assi poste ad angolo retto, l’acqua veniva fatta defluire alla base delle piante. Ciascuna di queste gode di un’area di circa 20 mq, detta campo o campata, compresa tra un pilastro e l’altro: ciò vale per i limoni e gli aranci; nei pressi delle finestre troviamo invece i cedri, disposti a spalliera, ed alcuni mandarini. Le piante di limoni, che possono raggiungere anche i 7-8 mt di altezza, sono sostenute da lunghe antenne di castagno, fissate in alto ai cantér: tali antenne non sono infisse nel terreno per non recare danno alle numerosissime piccole radici superficiali. Per info e visite cliccate qui.

La serra dei limoni a Torri del Benaco. Foto web.

Nel veronese un’altra limonaia è quella di Villa Brenzoni a San Vigilio (Garda – VR). Per info cliccate qui.

La limonaia a Punta San Vigilio.

Le limonaie a Pieve di Tremosine (BS).

Una costruita alla fine dell’Ottocento, come un piccolo giardino e un castelletto, cadde presto in stato di abbandono. Un’altra limonaia più grande si trova a Campione di Sopra, frazione di Tremosine sul Garda, costruita forse già all’inizio del Settecento.

La limonaia a Toscolano Maderno (BS). 

Recentemente restaurata dal Comune, questa limonaia seicentesca si trova nell’attuale Piazzale Salvo D’Acquisto. Di questa limonaia è rimasta una piccola parte in fianco al supermercato; è una delle tante limonaie visibili dal porto, che un tempo erano attive.

Le limonaie a Gardone Riviera (BS).

Una si trova accanto alla Chiesa di San Nicolò di Gardone Sopra, risale ai primi del Novecento nell’ambito di villa Elena, ed è stata restaurata dal comune negli ultimi 15 anni.

Un’altra limonaia fa parte dei giardini della Prioria presso il Vittoriale degli Italiani, la residenza del poeta Gabriele D’Annunzio. Per info e visite cliccate qui.

La limonaia del Vittoriale degli Italiani.

Il Cedro di Salò, agrume di eccellenza benacense.

A Salò è possibile degustare l’antico frutto salodiano per eccellenza: il Citrus Medica, più noto come Cedro di Salò.

Originario del paese gardesano e in seguito diffusosi in altre zone d’Italia, in particolare nella riviera ligure di Ponente dove viene chiamato “cedrino”; dopo anni di declino sulle coste del Benaco a causa della crisi di metà ottocento, il vivaista Tiziano Giacomini è riuscito a riportare il frutto nella sua terra di origine. Avendo ritrovato il Cedro di Salò in due ville padronali tra Menton e la provincia di Savona e Imperia, il sig. Tiziano tagliò tre marze innestandole su alcune piante di arancio amaro. Un innesto di successo che dopo diversi anni e svariati test organolettici eseguiti dall’Istituto Pastori di Brescia ha portato all’ottenimento del passaporto e della certificazione: il Cedro di Salò è ufficialmente tornato sul suolo salodiano e benacense!

Questo cedro ha dato origine alla liquoreria di Salò e alle rinomate fabbriche che producevano l’acqua di cedro, tra cui la Cedrinca e la Cedral Tassoni (che ancora oggi produce l’apprezzata e famosa Cedrata). Essere riusciti a riprodurlo è un’operazione di grande valore storico.

Manifesto pubblicitario d’epoca.

Vi siete ispirati con la storia delle limonaie e del Cedro di Salò? Io penso a quanto è buona una semplice torta carica di zeste di limone grattuggiate nell’impasto, e a quanto restano profumate le mani dopo averla preparata.

Alla prossima cari Outdoors!

Silvia Turazza – Redazione Garda Outdoors

Silvia Turazza

Secondo l’arte dell’onomanzia, il significato del mio nome è così descritto: “vive nei boschi, silvestre e selvaggia”. A volte il fato conosce la strada prima di te, e ti forgia con le esperienze più affini. Vivo del cuore del Garda a Castelletto di Brenzone. Appassionata di trekking, fotografia e scrittura, che unisco in piccole avventure. Se mi cercate, mi trovate nel bosco vista lago... con i miei Roberto e Gea.

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